“Perché ho fatto la Via Francigena in bicicletta? Avevo voglia di prendermi un momento di libertà, di vedere un pezzo d’Italia”. Una bella storia di donna in bicicletta. “Un progetto che ho chiamato Se ce l’ho fatta io, senza alcuna apparente finalità”. L’amica Monica Nanetti, giornalista e comunicatrice, donna ironica, tenace e di simpatica favella, autrice del bello e utile Via Francigena for dummies (Hoepli, 2019) è partita sulla ciclovia Francigena il 27 maggio 2017, convinta che nonostante le borse, il caldo, il peso della bici, ce l’avrebbe fatta. E così è stato. In 17 giorni di pedalata (e nemmeno un grammo perso sulla bilancia!) è arrivata, con la sua amica Annita Casolo, compagna dell’attore comico Giovanni Storti, a completare il percorso in bici dalla Val d’Aosta fino in Piazza San Pietro. Le ho chiesto di raccontarmi ciò che della Via Francigena, il cammino storico che le Regioni Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Liguria, Lazio, Valle d’Aosta, con la Toscana capofila, hanno candidato all’inserimento nella lista del Patrimonio Unesco, di solito non si sa. Nel 2021, inoltre, l’Associazione Europea delle Vie Francigene compie 20 anni. L’evento è festeggiato con una staffetta aperta a tutti, a piedi e in bicicletta, che partirà il 15 giugno da Canterbury per raggiungere Roma il 10 settembre e il 18 ottobre Santa Maria di Leuca. Il viaggio-evento includerà anche la Francigena del Sud, 900 chilometri da Roma a Leuca in parte sovrapponibili alla Via Appia Traiana, ispirata al diario dell’anonimo pellegrino burdigalense che nel 333 compì il viaggio di ritorno da Gerusalemme a Bordeaux, passando da Otranto e Roma. Ulteriori informazioni sui pellegrini a piedi e sui bicigrini (pellegrini in bicicletta) sono raccolte nel mio articolo sull’identikit del viaggiatore dei Cammini storici e in 30.000 credenziali sui cammini italiani.

1. La Via Francigena in bicicletta è segnalata, però…
Con un’altissima percentuale di strade tranquille, interpoderali spesso non asfaltate e poco trafficate, il percorso della Via Francigena, dal passo del Gran San Bernardo a Roma, 1027 km, è ben indicato da appositi segnavia (adesivi bianchi e azzurri con un pellegrino inscritto in una ruota e la scritta “Ciclovia Francigena”). In Toscana è anche abbastanza capillare il segnale turistico marrone Via Francigena che indica, nel simbolo, i camminatori o la bicicletta, oltre al senso di marcia nord o sud, da non confondere con il segnale Via Francigena per automobilisti. Non tutte le segnalazioni sono visibilissime e può capitare comunque di perdersi: a Monica Nanetti e Annita Casolo è successo soprattutto dopo Vercelli e tra Montefiascone e Roma. Nel complesso, se aiutati dalle tracce gps sul telefonino, non c’è bisogno di essere fenomeni dell’orientamento per trovare il percorso. Utilissime mappe e tracce gps sono disponibili sul sito viefrancigene.org. I manuali ufficiali suddividono la Via Francigena italiana in bicicletta in 23 tappe accorciabili a 16-18 se si è ben allenati, stimando di percorrere giornalmente 60-80 km al giorno.

2. La tappa più dura della ciclovia Francigena non è la Cisa
Al guardare l’altimetria del percorso in bici ci si preoccupa del Passo della Cisa, il punto più alto dell’itinerario, o della mitica salita che porta a Radicofani. Nessuno però ti prepara a quella che è davvero la tappa più massacrante. Passata Pontremoli e raggiunta Aulla, quando senti già profumo di mare e manca solo una ventina di chilometri a Sarzana, ti aspetti, in teoria, di pedalare in discesa. Invece no. Seguendo i segnavia, ti ritrovi, tra Ponzanello e Fosdinovo, catapultata su una stradella in mezzo ai boschi, senza un solo paese e neanche una fontanella d’acqua, per 10 disastrosi km, con un dislivello di oltre 600 metri. Una pendenza che, con le bici cariche, è un’impresa. Dieci 10 km spingendo la bici a mano sono davvero una faticaccia, per di più priva di soddisfazione. C’è sicuramente una logica in questo: la strada principale che collega Aulla a Sarzana è stretta, trafficata e piena di curve cieche. Però, che fatica…
3. Gli ostelli non sono un ripiego
C’è ostello e ostello: alcuni sono spartani al limite dello squallore, in altri casi si trovano veri gioielli di accoglienza: inseriti in contesti eccezionali, punto di incontro con altri viaggiatori, soste importanti per cogliere lo spirito del viaggio. Gli ostelli sulla Via Francigena hanno camerate e camere a due letti con bagno privato. Uno tra tutti: l’Ostello Sigerico di Gambassi Terme, all’interno di una pieve del 1100, davvero imperdibile. Queste accoglienze pellegrine a basso costo, in media 20 euro, destinate specificatamente a chi percorre la Francigena, richiedono la credenziale del pellegrino. Esistono anche campeggi, pensioni, affittacamere e alberghi il cui elenco è scaricabile dal sito ufficiale della Via Francigena.

4. La Via Francigena in mountain bike
Il percorso segnato prevede molti tratti sterrati (alcuni, specie nella Pianura Padana, anche con fondi sabbiosi) e parecchi chilometri di acciottolato su antiche vie romane, come sulla vecchia Cassia: straordinariamente suggestivi, ma di certo poco consigliabili per una bici da strada. In questi casi sono comunque possibili deviazioni su asfalto, ma sarebbe un peccato, sia perché allungano il percorso, sia perché così si perderebbero alcuni dei punti più belli del tracciato. In altre parole, una robusta mountain bike, anche se più pesante, è sicuramente il mezzo migliore per la ciclovia Francigena. Una trekking bike con ruote fat è un’altra soluzione possibile.
5. L’ingresso a Roma è inaspettatamente semplice
L’arrivo in una città caotica come Roma era uno dei momenti più temuti che Monica Nanetti considerava uno spiacevole passaggio obbligato per concludere il percorso davanti a San Pietro. Invece, a sorpresa, il percorso ciclistico della Francigena in bici si discosta dal tracciato ufficiale che interesserebbe le trafficatissime Via Cassia e Trionfale, per seguire per alcune decine di chilometri il Tevere lungo una piacevole e tranquilla ciclabile, ben tenuta e immersa nel verde. Si sbuca in città a Ponte Milvio. Da qui, altre ciclabili ben segnalate ti consentono di arrivare al Vaticano. Dopo di che, non resta che immergersi nel traffico romano; ma questa è un’altra storia…
6. La difficoltà maggiore non è il percorso ma riportare le bici a casa
Quando Monica è partita, timori e dubbi erano moltissimi. Si chiedeva: sarei mai riuscita ad arrivare in fondo, come sarebbe stato il meteo, avrei avuto problemi meccanici e senso dell’orientamento? Ma non avrebbe mai pensato che la parte di gran lunga più faticosa, frustrante e costosa del viaggio sarebbe stata quella del ritorno. Italo accetta solo bici pieghevoli e ben chiuse in sacche di misure definite, tipo bagaglio a mano. Su Trenitalia solo i regionali ammettono le biciclette. Per raggiungere Milano da Roma in questo modo bisogna effettuare almeno tre cambi. I Frecciarossa accettano le biciclette, purché smontate e contenute in apposite borse. La procedura ti costringe a:
- recuperare una borsa da bici
- portare il tutto pedalando fino alla stazione
- nel caos della stazione, trovare un posto dove smontare e imballare la bicicletta, sperando che sia tutto regolare visto che il sito di Trenitalia non fornisce specifiche
Morale: Monica e Annita hanno portato la bicicletta da uno spedizioniere, con una spesa non indifferente.
7. Le credenziali danno dipendenza
Prima della partenza, ti viene consigliato di acquistare (on line o presso punti autorizzati di distribuzione) le credenziali: una sorta di passaportino ufficiale che costa 5 euro, da far vidimare nelle chiese o in altri punti di accoglienza, che ti dà una sorta di status ufficiale di pellegrino. Monica confessa di avere inizialmente snobbato la cosa: “non ho percorso la via Francigena per motivi religiosi e della qualifica di pellegrina pensavo di poter fare tranquillamente a meno. Sono poi tornata sui miei passi quando mi sono resa conto che le credenziali sono anche utili, non foss’altro perché ti fanno accedere a prezzi agevolati in molti ostelli e ristoranti. La realtà è che, dopo un paio di giorni, si scatena la febbre del collezionista di timbri: tutti diversi, tutti (o quasi) bellissimi, tutti capaci di ricordare un luogo particolare. E così ti ritrovi, inaspettatamente, a impiegare tempo ad aspettare davanti a un ufficio turistico o vagare per la sacrestie di qualche remota abbazia. Tutto per un timbro in più… All’arrivo, un apposito ufficio accanto al colonnato di San Pietro, ti rilascia poi un’intera pergamena”.

8. La Via Francigena nasce da un’azione “guerilla”
La Francigena in bici, aggiungo al racconto di Monica, nasce da un’operazione “pirata”: l’apposizione di 6000 segnavia non autorizzati dai comuni, ma tollerati dal Codice della Strada, sul tracciato mappato da Alberto Conte, fondatore della Casa del Movimento Lento dove ho tenuto il workshok Viaggiare per scrivere. Nel 2015, un progetto di crowdfunding lanciato da Conte in collaborazione con Ciclica raccoglie 12.000 euro a copertura dei costi di comunicazione e dell’apposizione della segnaletica. Un’operazione “guerilla” durata tre mesi che ha fatto rivivere i mille chilometri dal Passo del Gran San Bernardo a Roma sulle tracce del viaggio dell’abate Sigerico. Nel 990, dopo essere stato ordinato Arcivescovo di Canterbury, l’abate tornò a casa annotando su due pagine manoscritte le 80 località dove era fermato a pernottare. Con l’azione di segnaletica pirata del 2015, la ciclovia è diventata la più lunga, in Italia, interamente mappata. La buona notizia è che la Casa del Movimento Lento ha di recente comprato ulteriori 1000 segnavia per farne la manutenzione.
9. Dove si fanno nuovi amici
Il top dell’accoglienza, ricorda Monica, spetta a Silvana “Trilla” del negozio di alimentari Pane e companatico di Radicofani, in Toscana, che all’ora dell’aperitivo allestisce una “tavola dell’amicizia” offrendo a chiunque passi di lì vino, formaggi e salumi: la sua maniera per ringraziare i pellegrini e i bicigrini per aver regalato al borgo una nuova vita. Tappa doc anche la Locanda di Saturno a Sutri: cena eccellente e viandanti di passaggio.
10. Attenzione al bagaglio
Leggo nel libro di Monica che “tutto il bagaglio dovrà essere stipato in apposite borse da bicicletta: borsoni posteriori da 20/15 litri e una piccola borsa anteriore di 7/10 litri montata sul manubrio dove riporre denaro, documenti, credenziali, mappe, cellulare, barrette energetiche, burro cacao”. Sottoposte a forti sollecitazioni, le borse devono essere impermeabili e di buona qualità. Bisogna avere con sè una catena con lucchetto, pesante ma inevitabile; casco e occhiali di sole. Il peso ideale per un viaggio di questo tipo è 10 kg distribuiti in modo razionale. Ricordate di suddividere il contenuto delle borse posteriori (abbigliamento, accessori e attrezzatura) in sacchetti impermeabili a tenuta stagna. L’abbigliamento deve includere pantaloncini con fondello (vedi anche il mio articolo Come scegliere il fondello giusto), magliette tecniche che asciugano facilmente, canotte tecnica in rete per assorbire il sudore, giacca, guanti e scaldacollo. Ci vogliono scarpe per pedalare e da riposo, ciabattine da doccia, 2 cambi di biancheria intima e 3 di calzini, pigiama, mantella antipioggia impermeabile. Tra gli accessori: bustina toilette, medicinali, crema solare protettiva, repellente per insetti e kit cucito. Monica scrive ancora che “per tenere fresca la borraccia basta infilarla in un calzino di cotone da mantenere costantemente bagnato… Per asciugare più rapidamente l’abbigliamento occorre stenderlo su un asciugamano e arrotolarlo stretto, l’uno dentro l’altro; poi aprire l’involtino e lasciarlo all’aria”.
La borsa attrezzi necessaria in caso di interventi ciclomeccanici dovrebbe contenere:
- camera d’aria di ricambio
- kit per riparazione forature
- bomboletta gonfiagomme
- pompa
- nastro adesivo da imballaggio utile in caso di rotture di borse e portapacchi
Le tappe del cammino storico sono rispettate?
La ciclovia rispetta il percorso storico? Alberto Conte che l’ha mappata, soprattutto nella parte non toscana dove già esisteva un gruppo di lavoro, mi ha detto di aver utilizzato il più possibile il percorso della Via Francigena pedonale, sovrapponibile alla ciclovia per il 50%. Lì dove le pendenza si rivelavano esagerate, il fondo stradale impossibile, ha cercato strade alternative, possibilmente su asfalto. Del tracciato storico sono state rispettate le tappe, non necessariamente o filologicamente il percorso. Monica ci ricorda, infine, che la Francigena è soprattutto una faccenda da camminatori: i ciclisti non rappresentano più del 20%. Il che non è un problema. Bisogna tenere presente che non sempre le strutture ricettive sono pronte ad accogliere i cicloturisti o bicigrini. Quando si cerca un albergo bike friendly è necessario specificare sempre che occorre un ricovero coperto per la bici, e non è scontato trovarlo. Ebbene sì, anche al caldo, pellegrini, viandanti e cicloturisti cercano prima o poi un riparo. Dalle mille emozioni del giorno.
La Via Francigena contromano e controcorrente
PS: a proposito di amiche “giuste”, anche la mia amica e collega giornalista Paola Pignatelli, fondatrice del magazine di sport e turismo Action Magazine, è partita per la Via Francigena, ma a piedi, contromano e contro ogni forma di pregiudizio. Il 21 settembre 2019, insieme a Gian Gavino Buseddu, imperdibile webmaster di Ladra di biciclette, Paola si è messa in marcia con 7 non vedenti, altrettanti guide e 2 cani per percorrere i 250 km di cammino da Roma a Siena. Il progetto è una collaborazione con la onlus Disabiliincorsa che favorisce l’inserimento di sportivi disabili in attività outdoor. Complimenti Paola!
