Del modello raffaellesco, improntato alla grazia della composizione, Picasso affermò di averci messo una vita ad affrancarsi. Da quando, negli anni tra ‘400 e ‘500, Urbino divenne con Federico di Montefeltro uno degli epicentri della rivoluzione umanistica rinascimentale italiana, la città è felicemente imbrigliata in quella grazia. E pare che non se ne voglia liberare. Qui, nella città Patrimonio Unesco dove è nato Raffaello Sanzio, sono cominciate le celebrazioni per il cinquecentenario della morte avvenuta a Roma il 6 aprile 1520, troppo presto, a soli 37 anni.
Raffaello e gli amici di Urbino
Dopo Leonardo è dunque la volta di Raffaello. Fortemente voluta da Peter Aufreiter, direttore uscente, la mostra “Raffaello e gli amici di Urbino”, alla Galleria Nazionale delle Marche, nel Palazzo Ducale fino al 19 gennaio 2020, è stata curata da Barbara Agosti e Silvia Ginzburg. Il mondo delle relazioni del pittore (che il padre aveva accolto bambino in bottega), da Perugino a Luca Signorelli, da Girolamo Genga a Timoteo Viti, è l’oggetto del racconto, in 6 sale.

Preparata in due anni e costata 1,2 milioni di euro auto sovvenzionati, la mostra è l’occasione per misurare la trasformazione della cultura figurativa tra 1400 e 1500: l’adesione alla dolcezza nei colori introdotta da Leonardo da Vinci. Dalla National Gallery di Londra è arrivata a Urbino la Madonna Aldobrandini, da Palazzo Pitti la Maddalena del Perugino, dalla Galleria Palatina di Palazzo Pitti il Ritratto muliebre di Raffaello. Dall’Ermitage di San Pietroburgo è giunta la Madonna Conestabile sempre a firma di Raffaello. Già presenti nella collezione di Palazzo Ducale e ovviamente in mostra sono anche il Ritratto di Gentildonna detta La Muta e Santa Caterina di Alessandria, sempre dell’Urbinate.
Alla mostra farà seguito il 31 ottobre “Raphael ware. I colori del Rinascimento”, 147 esemplari di maiolica italiana provenienti dalla più grande collezione privata al mondo, che mettono in luce i livelli di eccellenza raggiunti nel ducato di Urbino dalla produzione ceramica. Nel corso del 2020 è in programma, in collaborazione con i Musei Vaticani e le Mobilier National de France, la mostra “Sul filo di Raffaello” sui cartoni che il Sanzio realizzò per gli arazzi della Cappella Sistina.

Sospesa nella sua bolla rinascimentale, la cittadina che fu per Raffaello vero incubatore culturale, è ancora divisa in due dalla centrale piazza della Repubblica: da un lato il Poggio, con il Palazzo Ducale, dall’altro il Monte, sulla più alta collina opposta. A piedi o in bicicletta è tutto un impegnativo saliscendi. Ci vogliono buone gambe. E’ tutto un succedersi di strade a “piole”, i gradini appena rialzati per poter puntellare le scarpe, con al centro lo scolo per l’acqua.
La casa-bottega del padre di Raffaello, Giovanni Santi, si trova in via Raffaello 57. Aperta al pubblico, è il museo non statale più visitato nella regione Marche e, dal 1873, sede dell’istituzione culturale Accademia e Biblioteca Raffaellesca. La casa fu acquistata per 25.000 lire con una sottoscrizione internazionale, battendo all’asta libri e oggetti. La Storia vuole che il collezionista inglese John Morris Moore, convinto di possedere un Raffaello (l’Apollo e Marsia acquistato poi dal Louvre ed esposto come un Perugino), diede alla sottoscrizione le ultime 5.000 lire con il patto di poter dormire, una volta l’anno, nella camera di Raffaello, come di fatto è accaduto.

Da riallestire durante il 2020 per rendere più evidenti il mito di Raffaello attraverso nuovi percorsi e contenuti, la Casa non possiede opere originali di Raffaello, ma solo un affresco, la Madonna col bambino, a lui attribuito nella stanza dove è nato e dove pare, per volere del padre, venne allattato dalla madre e non dalla balia. La collezione della Casa è composta di opere del padre, falsi del 1800, incisioni e maioliche che traducono le sue opere, e dalla Madonna della Palma creduta erroneamente di Raffaello.

Chi volesse, dopo le mostre, andare in bicicletta nei dintorni può rivolgersi a bike point Urbino eBikeTour, appena fuori dal borgo, in via Borgo Mercatale. Nel punto bici si noleggiano ebike e si richiedono tour cicloturistici nella Marche accompagnati da guide certificate. Tra le mete più vicine, la Gola del Furlo, raggiungibile in 20 km su strade secondarie a basso impatto di traffico.