Dopo anni di tuffi in rada, veleggiate, pesce di taverna e Nescaffe frappé, ho scoperto il trekking in Grecia. A Sifnos, nelle Cicladi, mi sono accorta che nelle isole greche si può camminare. Basta svegliarsi non troppo tardi. Scegliere un giorno di Meltemi moderato che stemperi la calura. Avere le scarpe giuste, la borraccia e un foulard intorno alla testa. Nelle isole greche c’è sempre una mulattiera, un sentiero più o meno sconnesso, scalini fatti con i sassi che conducono a una chiesetta bianca, a un santo, a un monastero, alla casa di un profeta.
Questa rete di vecchi sentieri, legati alla devozione e alla mena di pecore e capre, a Sifnos è stata mappata e segnalata. Un progetto che risale al 2015 quando la municipalità, in collaborazione con la cooperativa Paths of Greece, ha individuato 19 percorsi cui sono stati apposti segnavia bianco-rossi con destinazione e distanza. Un sito web e una cartina indicano i 100 km di percorsi, differenziando tra cammino, sentiero battuto, sentiero stretto e sentiero non identificabile. Nella mappa del trekking a Sifnos sono indicati anche i chilometri, i minuti di percorrenza, il grado di difficoltà e la fermata del bus da cui partire. Una tentazione, per un gruppetto di amici ciclisti che, trovatosi a Sifnos senza bicicletta, hanno avuto bisogno, per un giorno, di spezzare la vacanza di sole taverne e mare.

Trekking in Grecia: a Sifnos abbiamo scelto la salita
Da ciclisti confrontati con il trekking greco abbiamo ovviamente scelto la salita. Abbiamo puntato su Profitis Ilias: 3,6 km, stimati in 1,50 ora, con il Monastero del Profeta a 692 metri sul livello del mare. La cartina indicava perfettamente l’imbocco del sentiero, il 6B, poco dopo Firogia, sulla strada tra Apollonia e Kamares.
I gradoni nella prima parte del percorso conducono presto in un’area di fitta macchia mediterranea, più in piano, protetta dal Meltemi. Il caldo comincia a farsi sentire, la bandana tiene il sudore lontano dai miei occhi. Meno male, perché questo è un incanto, spezzato da geometrie di muretti a secco, costoni terrazzati, una solitaria mandria di capre in cerca di ombra, in totale assenza di altre tracce di antropizzazione se si eccettua una singola casetta bianca.

Il sito Natura 2000
La salita riprende quasi subito ampliando lo sguardo sulla frastagliata costa occidentale. Questa porzione di isola, 20 km2 di costa tra Kamares e Vathy, incluse le pendici occidentali del Monte Profitis Ilias è protetta, dal 1976, secondo i criteri della rete europea Natura 2000, una designazione ottenuta per l’eccezionale bellezza naturale, la presenza del piccolo cedro e la scarsa, seppur armoniosa, antropizzazione. La zona include il tratto di costa visibile dal sentiero, dove nidificano più di una specie di uccelli marini, e l’immediato mondo marino, ricchissimo di poseidonia, l’alga che indica il mare pulito.

La vista delle vicine isole Cicladi
Continuiamo a salire. La vista si amplia sempre di più su un paesaggio aspro e rurale allo stesso tempo, bagnato da una luce che sembra africana, le vicine Cicladi sempre più in vista, il Monastero – un fortino bianco-calce che pare un nido d’aquila – sempre più vicino.

Il Monastero del Profeta
Su in alto, il Meltemi spira violento, la luce sbatte vivida sulle pareti di calce, le icone dei santi tacciono immobili all’interno, dietro le candele che, stendendo la fantasia all’infinito, accendiamo nel silenzio. La meta è raggiunta. Siamo assetati, storditi e accaldati. Nessuno di noi era mai salito così in alto sul mare. Le Cicladi, Milos e Kimolos a sudovest, Serifos a nord, Paros e Naxos a est, ci cingono come un anfiteatro. Come una manciata di sagome lanciate nel vento. Siamo pronti a scendere. Pronti per tornare a terra. Anzi in mare. Pronti per un tuffo nell’Egeo.
