La malinconia del cicloviaggiatore non esiste. Dietro ogni curva può aprirsi uno spettacolo inatteso, un incontro non previsto, una folata spiazzante di profumo: un campanile sostenuto da un vassoio di nebbie, come nelle Langhe; un gregge di pecore che non lascia varco alla ruota, come accadute sul Gennargentu; meli in fiore in fuga prospettica che ti stordiscono con aromi di talco e moscato rosa, come in Val Venosta. Una sensazione di felicità gentile che si rinnova a ogni uscita, a ogni viaggio. In bicicletta si va lontano, contestualmente si contempla e si annusa il paesaggio, attivando tutti i sensi. L’assenza di filtri tra la pelle e l’ambiente ci espone a qualsiasi variazione di temperatura e di vento. La sensibilità si…