ladra di biciclette

il bike blog di una giornalista a pedali, 3° premio Blog Adutei 2019, Giornalista Amica della Bicicletta Fiab 2018

In bicicletta sulle strade più belle d’Italia

Finito il lockdown, possiamo finalmente tornare ad andare in bicicletta. Se le città italiane si stanno preparando all’invasione pacifica delle biciclette con misure di moderazione del traffico, case avanzate ai semafori e corsie ciclabili transitorie, destinate ad essere strutturate più avanti, fuori porta, basta riscoprire il nostro patrimonio di strade a bassa percorrenza di traffico, inserite tra i paesaggi più belli d’Italia. Qui, vi suggerisco 5 itinerari in Sardegna, Puglia, Sicilia, Umbria e Toscana, scoperti nei miei reportage di viaggio, in passato, ancora assolutamente attuali.

Basso Sulcis: Chia-Teulada, 28 km

La Torre di Chia, nel Sulcis, in prossimità delle rovine della città fenicio-romana di Bithia venute alla luce nel 1933 durante una notte di tempesta, annuncia la litoranea Chia-Teulada, una delle strade costiere più spettacolari di tutta la Sardegna. Prima di inoltrarti sulla litoranea, non dimenticare di dare un’occhiata all’infilata di spiagge bianche lunghe 3 km, a Chia, che portano i nomi, da est a ovest, di Cala Campana, Su Giudeu e Cala Cipolla, quest’ultima raggiungibile d’estate solo a piedi, imboccando lo sterrato che scavalca il promontorio di Capo Spartivento dove il robusto faro ottiocentesco è stato trasformato in guesthouse di lusso.

Sabbia impalpabile, mare celeste-cristallo, stagni abitati da fenicotteri rosa, duna e macchia, e un microclima subtropicale. Si lascia a malavoglia questo il paradiso per riguadagnare la litoranea della Costa Sud, un’infilata di curve di circa 19 km tagliate nella roccia, che sfiorano l’incantevole spiaggia di Tuarredda con al largo l’omonima isola), l’approdo sicuro di Capo Malfatano, la spiaggia di Piscinni, il porticciolo attrezzato di Teulada, con alle spalle distese di mirto, lentischio, euforbia e finocchietto selvatico. Si continua poi in direzione di Sant’Anna Arresi, con la chiesetta principale curiosamente accostata a un antico nuraghe. Ci sono dune anche a Porto Pino che si raggiunge in pochi minuti da Sant’Anna Arresi deviando verso il mare: cingono una baia dalle acque pallide e trasparenti, appena dopo la zona militare di Capo Teulada.

Colli Maremmani: da Capalbio a Sorano, 54 km

La strada da Capalbio a Pitigliano, via Manciano, taglia nel tratto fino a Marsiliana un paesaggio morbido e ondulato dove si alternano bosco, filari di pini marittimi, vigneti, grano e ulivi, da affrontare in bici da corsa, con una buona gamba, o in bicicletta a pedalata assistita. Dalla pianura, si comincia a salire sui Colli, e si arriva a Manciano, borgo con un castello medioevale di cui rimane una grandiosa rocca. Da Manciano a Pitigliano, una deviazione, a sinistra, indicata dal cartello Podere Santa Croce porta a un lembo di terra poco antropizzato dove si susseguono, come in una summa di paesaggio toscano, colline e poderi in posizione spettacolare. Pitigliano, 18 km da Manciano, si impone alla vista improvvisamente dopo una serie di curve. Ed è uno spettacolo. Tutt’uno con lo sperone di tufo da cui sorge, ha un nucleo medievale che sorge su una rupe strapiombante. Una decina di chilometri lo separa da Sorano, suggestivo presepe di viuzze e tegole amaranto stretto intorno alla sua Fortezza in precario equilibrio tra la roccia e la fitta vegetazione. Visitati, se accessibili, i camminamenti della parte rinascimentale della Fortezza degli Orsini si va per sapori. Il prodotto di punta del borgo è il formaggio del Caseificio di Sorano.

Gargano: da Peschici a Manfredonia, 76 km

Sul Gargano si concentrano ampie spiagge, i faraglioni e le falesie più spettacolari di Puglia. La costa si movimenta, già bellissima da Peschici in direzione Manfredonia. I tornanti si succedono rapidi sulla SP52 verso Vieste, così le baie, le grotte, le antiche torri di avvistamento e i promontori che terminano nei trabucchi. Queste ingegnose palafitte di pino d’Aleppo atte a calare la grande rete da pesca del “trabocchetto” sono state in parte trasformate in osterie di mare. Annunciata dal Faro dell’Isola di Sant’Eufemia, è Vieste, da cui si prosegue. A sud del paese, la parete di roccia si sgretola nell’ampia spiaggia di Castello davanti cui si alza spettacolare il monolite bianco del faraglione di Pizzomunno. Seguono, a circa 10 km, le belle baie di Campi e di San Felice dominata, quest’ultima, da un arco di roccia. Comincia adesso il tratto di strada più spettacolare: un susseguirsi di grotte e baie tagliate nel calcare, bagnate da un mare blu che diventa sempre meno accessibile dalla località di Gattarella in avanti.

La strada si alza a mezza costa, tra terrazze di ulivi e pini d’Aleppo, lasciando che lo sguardo cada sulla bella Baia Vignanotica, sulla spiaggia di ciottoli di Mattinata e sulla Baia delle Zagare, un’indimenticabile falesia bianca e perpendicolare con il suo faraglione. Cambia l’atmosfera a Manfredonia, porto peschereccio e polo industriale dove, vale la sosta il museo Archeologico all’interno del Castello svevo-angioino. Sono qui custodite le preziose Stele Daunie, lastre funerarie del VI al VII secolo a.C., istoriate o lavorate a rilievo. “Pietre parlanti” che raccontano per scene e simboli la vita quotidiana dell’epoca.

Colli settentrionali: da Todi a Rotecastello, 31 km

Un’atmosfera fuori dal tempo caratterizza i colli a nordovest di Todi, in Umbria, nella Comunità Montana del Monte Peglia, nella regione che più di ogni altra ha nel paesaggio una qualità pittorica testimoniata già negli affreschi del grande Giotto. Usciti da Todi in direzione ovest, seguendo per Canonica, ci si immette in una fascia collinare fuori dai sentieri battuti che ben racconta l’Umbria come era: una terra di monasteri, torri di avvistamento, coltivazioni di girasole e tabacco, e piccoli borghi incastellati costruiti intorno a castelli protetti da mura. Da Canonica, imboccando la SP373 si arriva a Monte Castello di Vibio, il borgo tra morbide colline che custodisce il tesoro del Teatro della Concordia, tra i più piccoli del mondo: appena 99 posti tra palchi e platea, riaperti nel 2001 dopo il ritrovamento del fondale storico. Superato il vicino paese di Fratta Todina, si prosegue per Spineta dove si trova un Convento francescano del 1290 con un bel chiostro. Da qui, è bellissimo fare un salto indietro nel tempo nei minuscoli borghi di Collelungo e Rotecastello.

Pantelleria: perimetro costiero, 50 km

Aspra e scoscesa, formata da pietre basaltiche eruttate migliaia di anni fa, l’isola di Pantelleria esprime già al primo impatto il fascino di un paesaggio diverso, privo di spiagge di sabbia, ma con spianate laviche bagnate da un mare blu-notte indicate con il segnale di discesa al mare. Lasciato alle spalle il paese principale con i caffè sul mare dove si assaggia la granita di gelso, ecco apparire verso est la cala del Bue Marino. Superato il faro di Punta Spadillo e la villa-dammuso di Giorgio Armani a Cala Gadyr, si incontra il pittoresco villaggio di pescatori di Gadyr nelle cui vasche termali a 70° si cucinano ancora le uova sode. Tra Cala Tramontana e Cala Levante, prima dell’Arco di roccia detto dell’Elefante, c’è un piccolo agglomerato di dammusi, la dimora rurale tipica dell’isola. Questo è senz’altro uno degli angoli più spettacolari di Pantelleria, con il faraglione di Tracino appena al largo. La strada costiera procede sul versante sudorientale in un paesaggio impervio e poco abitato che ha il suo clou nella parete di Saltalavecchia a picco sul mare. Una deviazione conduce alla Balata dei Turchi, vecchio approdo dei saraceni. Dopo il grazioso villaggio di Scauri che ha conservato un piccolo autentico porticciolo e alcuni dammusi si arriva a Punta Fram dove la costa è nera e frastagliata lambita da un mare profondo-blu.

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