ladra di biciclette

il bike blog di una giornalista a pedali, 3° premio Blog Adutei 2019, Giornalista Amica della Bicicletta Fiab 2018

Simona Larghetti: mamma, attivista e anima della Velostazione Dynamo di Bologna

Simona Larghetti, 34enne di Urbino, ma bolognese di adozione, è l’anima femminile di Dynamo, la Velostazione di Bologna che nei giorni tra il 18 e il 20 luglio organizza Visioni a catena, 3 giorni di cinema, arte e storie di bici. Sua è l’idea, in collaborazione con Silva Fedrigo di Rodaggio Film, di organizzare un festival che presenti documentari mai distribuiti in Italia affiancati a conversazioni sui temi a lei cari. “Viviamo un momento storico in cui è difficile valorizzare la diversità e le minoranze”, mi dice al telefono, “noi donne, oggetto sui social di tanta aggressività e linciaggi, dobbiamo stare vicine”. Perfettamente d’accordo con lei, le ho voluto attestare la mia vicinanza con questo breve ritratto.

Simona Larghetti, mamma ciclista

Simona mi racconta di essersi sposata (in bici!) con Federico Fasol, di avere una bimba di 1 anni e mezzo e di essere in attesa di un maschietto che nascerà a ottobre. Nonostante una gravidanza non facile che, per problemi di equilibrio, le sta impedendo di pedalare, ha avviato la ristrutturazione della Velostazione e la revisione del modello gestionale (“probabilmente una cooperativa di comunità in grado di gestire sia gli aspetti commerciali sia di militanza”), e ha messo sù un fitto programma al femminile per Visioni a catena.

locandini Visioni a catena festival Bologna

Attivista convinta, “diretta, troppo decisionista, emotiva e difficile da demotivare”, come si autodefinisce, Simona l’avevo conosciuta qualche anno fa, d’inverno, quando la Velostazione non aveva ancora il riscaldamento e, letteralmente, al suo interno si gelava. Con il caldo di questo luglio, la immagino sotto le grandi volte, al fresco.

Presidentessa di Salvaiciclisti Bologna, già impegnata nell’associazione L’altra Babele che si occupava, tra le altre cose, di organizzare aste di biciclette usate allo scopo di scoraggiare l’acquisto di bici rubate (nell’ambiente studentesco bolognese di 10 anni fa molto frequenti), la ciclista Simona vince qualche anno fa il bando IncrediBOL che prevedeva l’assegnazione di spazi comunali a imprese costituite da giovani portatori di innovazione sociale.

Come nasce la Velostazione

Quella che è adesso una Velostazione con 150 posti bici, con ciclofficina, angolo per la vendita di biciclette, abbigliamento e accessori, spazio bar e deposito bagagli, punto di noleggio e di partenza di tour urbani, era stato un semplice sottoscala a fine 1800. Confinante con le antiche mura cittadine e la stazione ferroviaria, il grande androne era in seguito diventato un deposito per legna, marmi e cereali; poi ancora un rifugio antiaereo e un garage.

velostazione dynamo di bologna interno
L’interno della Velostazione

“Con Federico, volevamo avere una professione stabile che ci consentisse di costruire un luogo dove non disperdere le energie della comunità ciclistica bolognese”. La vittoria del bando le viene senz’altro incontro. Priva di patente di guida che ha lasciato scadere, munita di una bicicletta a scatto fisso e di una cargo bike assistita con cui, dai colli dove abita, si muove con la bambina e per fare la spesa, Simona ha adesso un’intensa vita sociale, ma anche un certo istinto all’eremitaggio: “ho bisogno di momenti di solitudine, di meditare e rimuginare. La bici in questo aiuta moltissimo”.

cortile sterno velostazione dynamo bologna
Il cortile esterno della Velostazione

Il programma di Visioni a catena

Aperta nel 2015, la Velostazione di cui è prevista in autunno la chiusura per la realizzazione del riscaldamento, è adesso anche il punto di ritiro di un GAS di prodotti locali. Nelle giornate del 18-20 luglio si trasformerà in una specie di cine-forum ciclistico. Il 18 luglio, come ho segnalato in questo mio articolo, si proietterà in anteprima nazionale il documentario Afghan Cycles di Sara Menzies, prodotto da Shannon Galpin. La proiezione sarà anticipata dal panel di apertura Biciclette, femminile plurale, e dall’inaugurazione della mostra di illustrazioni sul tema di ritratti femminili in bici di Eleonora Antonioni.

La storia di un gruppo di femministe afroamericane e ispanoamericane che utilizzano la bicicletta come mezzo di rivendicazione è il soggetto del docufilm Ovarian Psycos, previsto il 19 luglio dopo l’incontro con la ciclo-viaggiatrice Darinka Montico (di cui trovate un mio articolo qui). Sabato 20 luglio alle ore 18 è la volta della pedalata femminista e inclusiva Clito Ride. Per affermare il diritto alla diversità e restare unite.

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