Coloro che hanno problemi di salute possono accedere ad una serie di vantaggi lavorativi, tra cui il diritto alla pensione anticipata. Bastano solo 59 anni.
A seconda della percentuale di invalidità riconosciuta, è possibile usufruire di diverse agevolazioni in ambito lavorativo.
Oltre al diritto ai permessi e al congedo retribuiti, i lavoratori dipendenti invalidi possono andare in pensione con un bel po’ di anni di anticipo, senza attendere il compimento dell’età pensionabile (attualmente pari a 67 anni). Una particolare categoria di cittadini, infatti, può smettere di lavorare addirittura a 59 anni. Vediamo a chi spetta questo beneficio e cosa bisogna fare per ottenerlo.
In pensione a 59 anni di età e con 35 anni di contributi se sei invalido: quando è possibile?
I soggetti a cui è stata riconosciuta una riduzione della capacità lavorativa pari o superiore al 74% possono andare in pensione anche a 59 anni. Nel dettaglio, tale opportunità è riservata alle lavoratrici che decidono di usufruire di Opzione Donna. Dallo scorso anno, infatti, la misura è accessibile solo a tre categorie di contribuenti: le invalide, le caregivers e le disoccupate o dipendenti di aziende in crisi.
La Legge di Bilancio 2024, inoltre, ha introdotto un nuovo requisito anagrafico, fissandolo a 61 anni. È rimasta, invece, invariata l’anzianità contributiva di almeno 35 anni. In alcuni casi, però, le interessate possono anche smettere di lavorare prima, perché è riconosciuto uno sconto anagrafico, a seconda del numero dei figli. Coloro che ne hanno uno solo possono andare in pensione a 60 anni, mentre coloro che hanno due o più figli a 59 anni.
Di conseguenza, le lavoratrici invalide che hanno maturato, entro il 31 dicembre 2023, 59 anni di età e 35 anni di contributi, possono beneficiare di Opzione Donna se hanno almeno due figli. Attenzione, inoltre, al rispetto della finestra mobile di 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e di 18 mesi per quelle autonome, tra la data di raggiungimento dei presupposti e l’erogazione della prima rata dell’assegno pensionistico.
Specifichiamo che Opzione Donna può comportare una penalizzazione sull’importo spettante, con tagli che possono arrivare fino al 30%. Il motivo è riconducibile alla circostanza che la pensione viene calcolata esclusivamente con il sistema contributivo. Di conseguenza, anche i contributi accreditati prima del 1996 soggiacciono a tale meccanismo.
Le lavoratrici che hanno maturato tutti i requisiti richiesti prima del 2022 e del 2023, tuttavia, possono beneficiare della cd. “cristallizzazione del diritto alla pensione” e decidere di smettere di lavorare con Opzione Donna anche in un secondo momento, usufruendo delle vecchie regole (ossia 58 anni di età per le dipendenti e 59 anni per le autonome e 35 anni di contribuzione).