Qual è il posto più strano dove hai fatto l’amore? Un tempo era questa la domanda più “scomoda”. Qualcuno vi ha mai chiesto, invece, qual è il posto più strano dove siete andati in bicicletta? Questo posto io l’ho trovato a Rotterdam, non troppo lontano. La seconda città dei Paesi Bassi, primo porto in Europa sviluppato su 40 chilometri lungo il fiume Maas, è dal II Dopoguerra (il centro fu completamente raso al suolo dai tedeschi nel 1940 per accelerare la resa del Paese) in continua ricostruzione. Questo strano posto per ciclisti è un tunnel sotterraneo che attraversa un braccio del fiume che, come un serpentone, si fa strada da moli, attracchi e grattacieli nella città la cui quota di spostamenti in bici è del 22% (80% tra le due guerre).

Il tunnel fu costruito nel 1942, opera ardita di ingegneria ad uso esclusivo delle biciclette, per consentire l’arrivo in centro dei tantissimi pendolari ciclisti che provenivano da sud. All’epoca, esattamente come nel film capolavoro Ladri di biciclette, la bicicletta era essenziale per trovare e tenere il lavoro. Adesso lungo il fiume scorre una delle nuove ciclovie d’Europa, la Maasfiet Route.

Rotterdam in bicicletta: il tunnel più strano
Nel tunnel subacqueo, il sole che aveva fatto capolino dopo due giornate di pioggia, non avevo affatto voglia di pedalare: un’esperienza del genere non ha mai fatto parte dei miei desideri ciclistici. Ma mi sono dovuta ricredere. È stato Frank Schipper a convincermi. Incontrato il 13 ottobre in un negozio di bici per farmi da guida in un tour di Rotterdam in bicicletta, Frank mi ha consegnato un libricino intitolato Cycling Cities: the Rotterdam Experience di cui è coautore e che viene presentato, il 31 ottobre 2019, nell’ambito della rassegna itinerante Cycling Café, nell’ex stazione di servizio Het Gemaal, hub culturale della zona sud della città.

Scopro così che Frank “skipper” non solo è un ciclista, ma uno storico appassionato di architettura che ha fatto molta ricerca sulla storia sociale della bicicletta. Solo lui poteva convincermi a fare un tuffo nella mobilità degli anni ’40, in quel tunnel ciclabile costruito accanto a quello per i camion e per le auto, lungo 60 metri e largo 5, totalmente separato dal traffico motorizzato. Un concetto, se pensiamo al 1934, anno in cui il progetto fu proposto dall’ingegnere di Delft Jan Emmen, incredibilmente innovativo.

Così, con due piuttosto scassate biciclette con il freno a pedali, quelle che ordinariamente si usano nei Paesi Bassi, attraverso la bella zona del Parco o Parco dei Musei, siamo arrivati a una piccola stazione con mattonelle giallo-arancio di aspetto retrò da cui, come nella metropolitana, si scende negli abissi del fiume attraverso vetuste scale mobili con i gradini in listelli di legno. “Se non lo hai mai fatto”, mi avvisa Frank osservando la perplessità nei miei occhi, “devi solo stare attenta a individuare uno scalino e a girare la ruota a sinistra ponendola parallela alla scala mobile”. Così è stato. Nel tunnel che nel ’49 venne usato da 12 milioni di veicoli di cui appena 7 mila motorizzati, ho pedalato semi-inquieta, ma rassicurata dalla sua brevità. Dall’altro capo ci aspettavano scale mobili dello stesso stile, per risalire in superficie. Una volta all’aria, il panorama restituiva, in una porzione di porto non più utilizzato, vecchie fabbriche di grano, pilastri dipinti da street artist e il vecchio transatlantico SS Rotterdam trasformato in hotel e ristorante.

Più in là, nel labirinto di moli, isole artificiali, canali e terraferma che è Rotterdam, un altro nastro di connessione esclusivamente ad uso di ciclisti e pedoni, il Rijnhavenbrug, lungo 160 metri, completato nel 2012, collega l’area di Katendrecht al molo di Wilhelmina, zona soggetta a un interessante processo di rigenerazione urbana.

I suoi esempi più luminosi, adatti anche a un passaggio in bicicletta, solo il Nederlands Fotomuseum (5 milioni di pezzi, video e libri che custodiscono il lascito fotografico del Paese), le FoodHallen nel vecchio magazzino da tè Parkhuismeesteren (un buon indirizzo per una birra o un gin tonic con accompagnamento di croquette di carne) e il Room Mate Hotel Bruno, più interessante come esempio di riconversione che per il suo non impeccabile servizio.

Sul fronte del porto
Senz’altro da non mancare è anche un’occhiata all’Hotel New York, un robusto fabbricato fronte fiume, esposto ad Ovest, da cui si partiva, a cercare fortuna, per Ellis Island. Splendidamente arredato con oggetti, carte geografiche, lampade e mobili di gusto retrò, questo è stato per decenni, fino al 1920, il quartiere generale della compagnia di navigazione Holland Amerika cui venivano consegnati i sogni di migliaia di emigranti a cavallo tra 1800 e 1900.

Il restyling della prima pista ciclabile
Attraversando Rotterdam in bicicletta ci sono altri luoghi iconici, sia per la storia della città che per la sua ciclabilità. Lasciato alla spalle il Molo Guglielmina, ci si immette su Coolsingel, importante arteria-canale che ha subito, al pari della città, molte metamorfosi. È su questa arteria stradale che nel 1973, davanti al Municipio (con l’Ufficio Postale e la Chiesa gotica di Sint Lauren, risparmiati dalle bombe del 1940), in seguito a una decisa azione di attivismo pro-bicicletta, fu realizzata la prima pista ciclabile in sede separata della città.

Ci sono lavori in corso e la vecchia pista non è più visibile al momento. I progetti dell’ultimo Master Plan “City Lounge” prevedono infatti una riduzione da 4 a 2 delle corsie motorizzate, l’ampliamento della zona pedonale e ciclabile e il raddoppiamento del numero di alberi. Il trend a Rotterdam è infatti ludico-green: non c’è quartiere che non venga rinnovato senza un’area verde, fruibile e ricreativa. E i nuovi semafori agli incroci più critici saranno dotati di sistemi sensibili che accelereranno il passaggio al verde in presenza di ciclisti o di pioggia.

Treno + bici
Altro posto iconico è Rotterdam Central, la stazione centrale, edificio di grande impatto architettonico con il tetto sui binari rivestito di pannelli solari e l’orologio originale, del ’57, collocato sulla facciata. La spianata in granito grigio-bordeaux che porta alla stazione è accessibile solo con le bici a mano. Guai anche a parcheggiarle qui. C’è un grande parcheggio sotterraneo e un attiguo servizio di bike sharing, con ciclofficina, messo a disposizione dalle Ferrovie Olandesi cui si accede con la tessera dei mezzi pubblici pagando 3,84 euro al giorno. Le biciclette sono gialle e portano la scritta Ov-Fiets. Nel paese dove l’intermodalità è un aspetto da curare, le biciclette, nella visione delle Ferrovie, sono ciò che ti fa percorrere il primo o ultimo miglio. Nel mezzo, ci sta il treno.

Il nuovo Deposito di arte e architettura
Infine, per completare il cerchio, ecco il posto che a Rotterdam mi ha più affascinato: il nuovo fabbricato, in costruzione, del Museo d’arte Boijmans Van Beuningen. Con il museo attualmente in ristrutturazione, è nel nuovo Depot che verranno trasferiti i ricchissimi archivi contenenti più di 151.000 oggetti di cui 88.000 tra disegni e stampe.

Affidato allo studio di architetti MVRDV di Rotterdam, il Depot ha la forma di una grande scodella rivestita di piastrelle di specchio che rifletteranno tutto ciò che è intorno. All’interno, un percorso a zigzag guiderà attraverso il ricco deposito culturale. All’ultimo piano, ad accompagnare il ristorante, nascerà, nella forma di un bosco circolare, un giardino pensile di sculture. Sulle pareti esterne, dal tramonto, verrà proiettata un’audio-video installazione dell’artista Pippilotti Rist. La notte non sarà mai più come prima a Rotterdam quando l’installazione sarà pronta. Ma anche adesso, passarci accanto in bicicletta, che piova o splenda il sole, è una meraviglia.
