ladra di biciclette

il bike blog di una giornalista a pedali, 3° premio Blog Adutei 2019, Giornalista Amica della Bicicletta Fiab 2018

La rivincita della borraccia: in bici da strada, mtb, per la scrivania e l’outdoor

Da Greta Thumberg in avanti, il modesto recipiente per l’acqua che si chiama borraccia, dallo spagnolo borracha, fiasca di cuoio, si è schierato sul lato fashion della sostenibilità. Il semplice SOS affidato al mare dei Police, “Message in a bottle”, è uscito dal collo che lo strozzava. Forte e chiaro, il claim è ormai: message on a bottle. Gadget ambientalista per eccellenza, la borraccia ha sfilato a Miami per Dior nel dicembre 2019 e con Fendi, nella Fashion Week di settembre a Milano, in collaborazione con il brand italiano 24Bottles. Ha vinto il James Dyson Award 2020 dato al messicano Indalecio Gaytán Sánchez per aver disegnato una borraccia con il filtro di terracotta e carbone attivo con cui si può bere anche acqua dei fiumi. Inventata nel 1860 da Pietro Guglielmetti, con 8 doghe di legno tenute insieme da cerchi di giunco, la borraccia è approdata all’Accademia di Brera per un progetto creativo avviato con Izmee.

borraccia Memoir di 24Bottles
La borraccia Memoir di 24Bottles

La borraccia nel ciclismo

Prima di diventare la paladina del vivere green, la sua storia è stata sempre indissolubilmente legata a quella del ciclismo. Collocata in una bisaccia di cuoio allacciata al manubrio, la borraccia del ciclista ha masticato la polvere e il fango delle strade bianche prima di diventare di alluminio, chiusa da un tappo di sughero, poi di plastica. Nel tempo, è stata passata di mano in mano in qualche celeberrima foto,  usata da ciclisti e cicloturisti, gettata alla folla del Giro d’Italia, un atto vietato ormai dai regolamenti UCI.

Perché sia funzionale alla bicicletta da strada:

  1. deve avere la giusta forma: collocarsi alla perfezione nel porta borraccia senza raschiarsi;
  2. deve essere flessibile, per essere spremuta, in corsa, da una sola mano;
  3. deve presentare il giusto grip per non sfuggire dalle dita mentre si pedala;
  4. deve potersi aprire facilmente, ma anche chiudersi ermeticamente per non dare adito a perdite;
  5. deve avere un collo sufficiente largo per potersi riempirsi alle fontanelle lungo la strada, versarci gli integratori ed essere pulita anche in lavastoviglie.
  6. deve essere termica se usata a basse o alte temperature per mantenere il caldo o il fresco.

Le borracce da corsa, gravel e mtb

Nella sofisticazione ormai raggiunta, esistono borracce da bici da corsa, gravel e mountain bike. Mi informa la CamelBak, azienda leader mondiale nei prodotti d’idratazione personale con sede a Petaluma, in California, che la sua borraccia da strada Podium, oltre a essere facilmente comprimibile per erogare un bel getto d’acqua, è priva di bisfenoli (BPA, BPF, BPS) e dispone di una valvola di suzione brevettata realizzata in silicone di grado alimentare, che consente l’erogazione di un potente getto con la minima pressione e inclinazione. Il suo tappo dispone di un lock per garantire la perfetta tenuta ed è smontabile per la massima pulizia dai residui di integratori. La versione termica contiene all’interno un gel utilizzato anche dalla NASA che mantiene i liquidi freddi o caldi 4 volte più a lungo di una borraccia tradizionale.

La borraccia da mtb di Camelbak, mai trasparente, si differenzia per la presenza di un cappuccio saldamente ancorato alla valvola che copre l’imboccatura preservandola da sabbia, polvere e detriti. I motivi decorativi risultano in stile outdoor. Di capienza diversa ed eventualmente isolata termicamente, la borracca Dirt da mtb può essere usata anche su una bicicletta gravel. Tutte le borracce CamelBak, lavabili in lavastoviglie fino a 60° di temperatura, sono in polipropilene TrutasteTM , un blend brevettato per non sentire il gusto della plastica e trattate con HydroguardTM,che inibisce la formazione di muffe e batteri.

Ne è passata di strada da quando, nel 1989 l’appassionato ciclista Michael Eidson s’iscrive alla 100 miglia Wichita Falls, in Texas. Il caldo è insopportabile e l’apporto d’acqua era fondamentale alla sopravvivenza. I punti di ristoro scarseggiavano e non sempre si poteva riempire la borraccia quando serviva. Eidson, che lavorava al pronto soccorso, ha un’intuizione geniale: decide di riempire d’acqua una sacca da flebo che inserisce all’interno di un calzino bianco, per proteggerla dai raggi del sole per quanto possibile. Legò il tutto con del nastro adesivo sul retro della maglia da ciclista, lanciando il tubo della flebo sopra la spalla e fermandolo con una molletta. Nasce così il primo CamelBak della storia che consentiva l’idratazione a mani libere.

Le borracce per l’ufficio, l’outdoor e il tempo libero

Per le borracce da scrivania, outdoor e tempo libero, il materiale di elezione è l’acciaio. Oltre a mantenere la temperatura, la borraccia antagonista della plastica è irrimediabilmente anche di design: rivestita di cristalli applicati a mano come la Crystal di Izmee, batteriostatica come l’Eaulab, di acciaio vintage come le Coloral, con i raggi ultravioletti che uccidono i batteri come le LARQ’s. E ancora: di vetro, protetto da una manica di silicone, e con il tappo in bambù come le Soma; con il look raffinato di una carta da parati come la Urban di 24Bottles, il brand certificato B Corporation che ha siglato il suo impegno per il cambiamento della cultura globale ambientale.

L’indagine Unione Consumatori: perché mancano i marchi CE?

Un passaggio necessario, quello della responsabilità ambientale. Una recente indagine dell’Unione Consumatori Italiani afferma che risultano oltremodo confuse le normative e certificazioni sui prodotti messi in commercio. Non un marchio CE, né indicazioni che si tratta di prodotti che andranno a contatto con alimenti (acqua, sali, integratori vari) appaiono sulla maggior parte delle borracce in commercio. Perché questa evasione? Una ricerca del Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive dell’Università La Sapienza di Roma ha messo in luce che le borracce in acciaio e alluminio rilascerebbero nell’acqua quantità di metalli, ftalati e bisfenolo A ai limiti di legge.

Ne è scaturita un’indagine commissionata dall’Unione Consumatori a Euromedia Research sulle abitudini di consumo degli italiani rispetto alle borracce. Il 65,1% degli intervistati utilizza fuori casa le bottigliette in PET, a fronte di un 34,9% che predilige le borracce. L’utilizzatore tipo della borraccia è donna (36%) contro il 33,7% degli uomini, di un’età media tra 18 e 24 anni (45,9%), soprattutto del Sud (39,7%) e del Nord Ovest (39,1%). Il 42% sono lavoratori dipendenti e il 43,6% ha una condizione socio-economica alta/medio alta. Il 61,6% degli intervistati dichiara di usare la borraccia perché non inquina l’ambiente. L’abitudine porterebbe invece a propendere per le bottigliette di PET (42,8%). Inoltre, 1 italiano su 4 sembra non essere a conoscenza che le borracce necessitino di pulizia. Diventata gadget di design e di tendenza, la borraccia viene scelta perché associata all’ecologia (90,8%) e alla moda (81,7%). Sarebbe corretto, una volta guadagnato un bel posto al sole nei trend, adeguare anche le etichette alle regole della sostenibilità e lavare dopo ogni uso.

Tratto dal mio articolo Vecchia a chi? La borraccia sempre in pista, uscito sulle pagine di Lifestyle del Sole24Ore del 15 novembre, e ampliato con contenuti inediti.

Navigate