Esiste un sistema in Italia per liberarsi definitivamente dei turni lavorativi scomodi e insostenibili: la pratica da compilare e inoltrare.
Possiamo definirli scomodi, ma questo non renderebbe appieno l’idea. I turni lavorativi sono un tassello importante per la vita di ogni lavoratore. Quando questi orari diventano insostenibili o, ancor peggio, incompatibili con le proprie esigenze, il disagio ricade sulla salute e lo stile di vita dello stesso lavoratore.
Eppure la legge parla chiaro: quando un dipendente viene assunto, l’orario di lavoro è generalmente stabilito nel contratto di lavoro o nel regolamento aziendale. Questo può includere turni diurni, notturni, festivi, o in altri momenti considerati scomodi. E sebbene sia tutto chiaro nel momento della stipulazione, alcuni CCNL prevedono eventuali variazioni che, se ne necessita l’azienda, sono obbligatorie.
Per questo motivo la legge italiana fornisce una serie di tutele in tal senso, così da proteggere chi, necessariamente, non può aderire a turnazioni come quelle notturne.
Come e chi può rifiutare i turni scomodi al lavoro
In Italia, il quadro normativo offre specifiche tutele per i lavoratori che si trovano in condizioni particolari, come le donne in gravidanza, i genitori di figli piccoli e i caregiver che assistono familiari con disabilità. In merito a questi ultimi, la Legge 104 del 1992 offre una serie di benefici per le persone con disabilità e per i loro familiari che li assistono, chiamati ‘caregiver’. Tra questi benefici, c’è anche la possibilità di essere esonerati dal lavoro notturno, ma con alcune condizioni specifiche.
Per iniziare, è importante capire cosa si intende per lavoro notturno: si tratta di un’attività lavorativa svolta per almeno sette ore consecutive, includendo il periodo tra la mezzanotte e le cinque del mattino. Secondo la legge, i lavoratori che assistono un familiare disabile hanno il diritto di non fare turni notturni.
Questo diritto vale sia per chi si occupa di una persona con una disabilità riconosciuta ai sensi del comma 1 dell’articolo 3 della Legge 104, sia per chi assiste una persona con disabilità grave ai sensi del comma 3 dello stesso articolo.
Ma come classifica un ‘disabile grave’ la legge italiana? Il comma 3 dell’articolo 3 della Legge 104 descrive la disabilità grave come una condizione che riduce significativamente l’autonomia della persona. Questo, rende necessaria un’assistenza continua e permanente. Dall’altro lato, il comma 1 descrive una disabilità che, pur non essendo grave, comporta comunque delle difficoltà significative nella vita quotidiana.
La differenza tra i due commi può sembrare sottile, ma è importante per capire chi ha diritto all’esonero dal lavoro notturno. Fortunatamente, la Corte di Cassazione ha chiarito la questione. Anche chi si occupa di un familiare con disabilità riconosciuta dal comma 1, e non solo dal comma 3, può essere esonerato dal lavoro notturno.
In pratica, se una persona lavora e si prende cura di un familiare disabile, può richiedere di non fare turni di notte, anche se la disabilità del familiare non è considerata ‘grave’ secondo il comma 3. L’importante è che il caregiver fornisca un’assistenza regolare e adeguata alle necessità del familiare disabile.