Puoi andare in pensione con 3 anni di anticipo e ottenere anche delle agevolazioni: vediamo nei dettagli cosa bisogna fare.
Pensione anticipata senza tagli: ora è possibile. C’è una misura che ti consente non solo di uscire dal lavoro ben tre anni prima ma di avere anche diverse agevolazioni. Vediamo di cosa si tratta.
Attualmente la legge Fornero è ancora in vigore e continua a regolare il complesso universo previdenziale in Italia. Pertanto, per accedere alla pensione di vecchiaia, è necessario soddisfare tre requisiti:
C’è da dire, tuttavia, che nel nostro Paese esistono parecchie misure di prepensionamento. Il problema è che la maggior parte di esse si rivolge ad una platea piuttosto ristretta e, anche laddove non è così, andare in pensione prima quasi sempre comporta pesanti tagli sull’assegno previdenziale.
C’è un modo, però, per riuscire ad uscire prima dal lavoro senza subire tagli né penalizzazioni ma ottenendo, al contrario, importanti agevolazioni. Si tratta di una strada nuova introdotta in via sperimentale ma che vale assolutamente la pena sfruttare.
Molti lavoratori vorrebbero andare in pensione un po’ prima ma temono di subire pesanti tagli sull’assegno mensile che andranno a ricevere. Grazie ad una nuova opzione introdotta dal Governo di Giorgia Meloni, questo problema non si pone: puoi andare in pensione prima senza penalizzazioni.
Vorresti andare in pensione prima ma ti mancano i contributi? Secondo la legge Fornero, infatti, chi non raggiunge almeno 20 anni di contribuzione non può smettere di lavorare. Vent’anni non sono molti ma possono esserci mille ragioni per le quali una persona non riesce a raggiungere tale soglia.
Il Governo di Giorgia Meloni, per il biennio 2024-2025, ha introdotto in via sperimentale la pace contributiva: in pratica un soggetto – pagando di tasca propria o facendo pagare il proprio datore di lavoro – può riscattare fino a 5 anni di contributi e andare, dunque, in pensione anche 3,4 o 5 anni prima. Possono essere riscattati solo i periodi di assenza di contribuzione come, ad esempio, i periodi di disoccupazione o i periodi di lavoro svolti in paesi stranieri che non hanno fatto accordi con l’Italia.
Non possono, invece, essere riscattati periodi per i quali manca la contribuzione perché il datore di lavoro per qualsiasi motivo non l’ha versata. Inoltre, non possono essere riscattati gli anni universitari o il servizio militare. I contributi riscattabili devono essere tutti successivi all’inizio dell’attività lavorativa del soggetto interessato.
Questa possibilità si rivolge solo ai lavoratori contributivi puri, cioè coloro che hanno iniziato a versare i contributi dal 1996 in poi. Il riscatto può essere pagato anche a rate fino ad un massimo di 120. Inoltre la spesa sostenuta può essere portata in detrazione in fase di dichiarazione dei redditi: quanto si versa però può essere scaricato dal reddito in 4 anni. In alternativa può essere anche il tuo datore di lavoro a farsi carico del pagamento del riscatto dei tuoi vuoti contributivi.
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