Osteriachebici è uno dei nuovi indirizzi della bike friendly Pesaro che ho chiamato, con un pizzico di fantasia, bike trattoria. All’interno della cinta muraria, tra viale della Liberazione e la Zona a Traffico Limitato, lungo la pista ciclabile che porta a Baia Flaminia, sull’Adriatico (la linea 1 della Bicipolitana), aperta dalla ristoratrice pesarese 44enne Letizia Urbinati, Osteriachebici appartiene a quella nuova generazione di locali ibridi e contaminati, amici della bicicletta, che si collocano a metà tra un’osteria e un bike café con ciclofficina. L’ho scoperta nella mia fortunata escursione a Pesaro, in occasione del premio Giornalista Amica della Bicicletta ricevuto da Fiab.
Questa la storia di Letizia. “Sono nella ristorazione da quando avevo 19 anni. Avevo però voglia di mettermi in gioco con un nuovo progetto”. Qualche anno fa, in un viaggio a Copenhagen con la sua compagna, Letizia scopre l’approccio laico-slow alla vita dei danesi, da sempre attenti a cercare il bello e il buono nelle piccole cose (quell’attitudine chiamata hygge che ha ispirato, a Milano, anche la creazione di Hug).
La storia della bike trattoria
Nel 2015 apre la sua Osteriachebici, un nome che ha l’intento di significare “urca che bici!”. La fa nascere come un’enoteca con stuzzichini, nella sala che ha l’affaccio sul centro storico. Il tema bicicletta si è sviluppato gradualmente, quando ha aperto anche le due grandi sale affacciate sulla ciclabile, verso l’esterno delle mura. “Il lampadario ottenuto dall’incrocio creativo di 8 telai è stato l’idea di un’amica; un amico scenografo mi ha dato l’idea per il controsoffitto, fatto da una rete che contiene scatole di cartone da birra e vino; le due grandi ventole all’ingresso sono state recuperate da un rigattiere; le sedute dei tavolini sono nate dal riciclo di una ruota di bicicletta applicata al seggiolino di un dentista; alcune delle sedute sono state progettate a forma di maglia di catena“.
Nell’insieme la bike-trattoria è un ambiente molto piacevole e informale. Con il tema cilistico ben espresso dalle biciclette appese, i corsi di manutenzione, le serate con i racconti di viaggio. Accanto alla nuova sala ristorante, sta sorgendo una ciclofficina con base operativa per un futuro servizio di bike messanger con il nome di Urbico di cui saranno artefici Tobia Marta (il più bel ciclomeccanico incontrato nella mia vita da Ladra di biciclette!) e Cesare Gremi. Qui creeranno anche un piccolo showroom con accessori per il cicloturismo e biciclette di acciaio di fattura artigianale. La ristorazione, offerta da maggio anche a pranzo, è basata sulla proposta di piatti unici: vegani o a base di carne, accompagnati da una lista dei vini di 150 etichette. L’angolo fai-da-te comprenderà pompa, kit di base di riparazione e camere d’aria. Urca che bel posto!
