Dal 15 al 30 settembre 2018, strade, piazze, cinema, negozi e bike cafè si preparano ad accogliere un’esplosione di ciclo-creatività, persino uno speed date per ciclisti.
Questa eruzione vulcanica senza precedenti porta il nome di Milano Bike City, la rassegna che, pensata da Giovanni Morozzo di Ciclica e Marco Mazzei di Milano Bicycle Coalition, coinvolgerà in modo spontaneo e dal basso tutta la comunità milanese che ama la bicicletta.
Costruito intorno a due pilastri, la Settimana Europea della Mobilità che parte il 15 settembre e la granfondo DeeJay 100 organizzata da Linus il 30 del mese, l’evento è stato concepito come una open call alla città (che ha risposto!) ed è suppportato dal sindaco Sala, dall’Assessorato al Turismo e da Atm che gestisce il servizio di bikesharing BikeMi.
Il tutto mi ricorda il Festival Fringe di Edimburgo: un festival senza regia, né commissione di selezione, aperto a qualsiasi artista, nato nel 1947 come kermesse di strada, ai margini (fringe, appunto), off e alternativo, diventato poi parte fondante del famoso Festival di Edimburgo creato per risvegliare la vita culturale europea alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Otto compagnie teatrali furono invitate quell’anno a presentare performance “on the fringe”, ai margini del programma principale. Fu l’alba di un movimento spontaneo all’insegna dell’arte in tutti i suoi aspetti. Un fenomeno che portò presto alla creazione di una Festival Fringe Society e di un botteghino che forniva informazioni e biglietti ad hoc.
Milano Bike City, il “Fuorisalone” della bici, me lo immagino così. Un richiamo. Un’eco che arriva da lontano che diventa un’onda libera e benefica che invade fluidamente la città, all’insegna dell’accesso libero e della libertà di espressione, riempiendo e sollecitando i luoghi che sono, per matrice e vocazione, affini alla bicicletta.
Luoghi ovvi come l’Upcycle Cafè, il Velodromo Vigorelli e Hug. Ma anche meno evidenti come il Cinemino e il non certo fascinoso corso Lodi dove si svolge una insospettata cronoscalata.
In un festival che nasce per sua natura spontaneo e dal basso, non potevano mancare gli eventi al femminile. Il mio workshop “La bicicletta piace a Google?”, il 19 settembre, in collaborazione con Upcycle Café, sulla scrittura sul web a tema bici, è rivolto a blogger, giornalisti, albergatori bike friendly, gestori di bike café, negozianti e fabbricanti di bici, comunicatori e uffici stampa; enti, consorzi e territori che vogliono promuoversi dal punto di vista cicloturistico.
Parleremo di come si crea un blog, quali le parole chiave da usare, quali i trucchi per scalare Google e la SEO, le tecniche di ottimizzazione dei testi per farsi trovare dal motore di ricerca.
L’amica Francesca Luzzana, esperta ciclista e autrice del volume Come fare la manutenzione della bicicletta, conduce un workshop su come scegliere la bici da donna, dandoci pillole (digeribili anche da noi profane!) su come tenere la bici pulita, funzionante e a posto. L’attivista Pinar Pinzuti organizza il 23 settembre il primo Fancy Women Bike Ride che celebra la libertà femminile di pedalare e di vestirsi in modo fancy. Per la prima volta in Italia, l’evento si terrà contemporaneamente in 70 città del mondo.
L’amica Monica Nanetti di cui ho già narrato le avventure sulle Via Francigena, presenta il suo libro Se ce l’ho fatta io e organizza una pedalata sulla Martesana. L’associazione +bc propone VeloLoveMi, il primo speed date per ciclisti, sulla falsariga di quello che si organizza al Look mum no hands, il celebre bike café di Londra. Ci saranno poi lezioni di yoga e pilates per chi va in bici; pedalate tematiche in città e fuori dalla Cerchia dei Navigli; il censimento dei ciclisti, la proposta di non usare la macchina per un’intera settimana.
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