Sabato 12 maggio, in una piazza del quartiere NoLo a Milano, ho incontrato un uomo che volevo conoscere da tempo. Niente di romantico però. Cinquantenne, di Copenhagen, studi da attore e regista a Los Angeles, Mikael Colville-Andersen è l’urban designer più famoso del mondo della bicicletta, l’uomo che nel 2009 ha fondato Copehagenize, lo studio di comunicazione e progettazione delle città a misura di bicicletta che pubblica, ogni due anni, l’indice delle città più bike friendly nel mondo. A Milano con una troupe televisiva canadese, l’urbanista del mondo bike stava girando il primo episodio della seconda stagione di Life-Sized City, un programma che, dal prossimo autunno, andrà in onda anche su laEffe con il titolo di Racconti dalle città del futuro, e che prevede riprese a Detroit, Cape Town, Città del Messico, Copenhagen e Montreal.
Mikael Colville-Andersen, l’urbanista della bici
Dopo essersi mescolato ai bambini in bici di Massa Marmocchi di via Gentilino (il movimento che, con l’aiuto di volontari e genitori, accompagna i bambini a scuola in alcuni quartieri di Milano), incontrato gli ideatori di Recup (il progetto recupera frutta e verdura alla chiusura dei mercati), esplorato il tema dei binari dismessi e le social street nel quartiere di NoLo, North of Loreto, Mikael confessa di non aver riscontrato nessuna best practice a Milano, forse “qualche good practice nelle social street e il fatto che, in assenza di azioni politiche, i cittadini si stiano riappropriando dal basso del diritto di vivere in città più a misura di uomo”, come nel caso unico di Massa Marmocchi.
Tutto cominciò con una foto chic
Progettista urbano senza titoli né certificazioni, il 14 novembre del 2006, Mikael Colville-Andersen scattò una foto che cambiò le sorti della sua vita. “Mi trovavo a un semaforo, a Copenhagen, all’ora di punta. Scattai una foto a una donna in bicicletta, con tacchi e gonna, ferma, mentre tutte le altre biciclette le scorrevano accanto. La misi su Flicker. Cominciai a scattare altre foto di donne danesi normalmente ben vestite che convogliarono l’anno dopo nel blog Copenhagen Cycle Chic, un blog sulla bicicletta di ogni giorno, come non ce n’erano ancora. Fu preso come un fashion blog quale non era. Decisi così di aprire il blog Copenhagenize, per raccontare ed approfondire a parole quello che avevo fotografato: la vita quotidiana in bicicletta”.
Le 20 città amiche della bici
Da lì, il passo fu relativamente breve verso la creazione di uno studio di urban design che avesse come priorità la progettazione di infrastrutture ciclabili. Copenhagenize, che nell’ultimo Indice del 2017 ha individuato in Copenhagen, Utrecht, Amsterdam, Strasburgo, Malmo, Bordeaux, Anversa, Lubiana, Tokyo, Berlino, Barcellona, Vienna, Parigi, Siviglia, Monaco di Baviera, Nantes, Amburgo, Helsinki, Oslo e Montreal la sua top 20 di città amiche della bicicletta, conta adesso uffici anche a Brussels, Barcellona e Montreal.

Strade felici
“La mia visione”, continua Mikael Colville-Andersen, “in questi anni, è cambiata. Sono sempre stato un pensatore fuori dal coro, istintivo e di cuore. Ho tradotto in filosofia e antropologia urbana quello che istintivamente sentivo. Adesso ritengo che le migliori pratiche siano quelle del passato. Bisognerebbe recuperare il ruolo della piazza nello spazio pubblico, riaffermare quella democrazia urbana che le macchine, rubando spazio, hanno spazzato via”. Mikael cita Jane Jacob, “madre di tutti gli urbanisti”, colei che nel XX secolo, criticò fortemente il modello di sviluppo urbano delle metropoli nordamericane ipotizzando un recupero felice del ruolo della strada, dei quartieri, del semplice isolato.
Il libro summa
L’ultimo libro di Mikael Colville-Andersen, Copenhagenize, the definite guide to global bicycle urbanism (Island Press, 2018), è la summa del suo pensiero, “una specie di flusso di coscienza diviso in 3 grandi sezioni: da dove veniamo, cosa stiamo facendo, come possiamo progettare il futuro sulla base delle best practice che conosciamo”. E le migliori pratiche risiedono senza dubbio a Copenhagen, “una città con il centro storico medievale circondato da quartieri progettati nel XX secolo: un riferimento valido praticamente in tutta Europa. Basta chiedersi da qui che cosa è trasferibile”.

La bicicletta è la cura
Copenhagen è anche la città dove un giorno, qualche tempo fa, la figlia di Mikael, a 10 anni, gli chiese: “questa città sarà mai adatta a me?”. Dall’innocente quesito di bambina che si sentiva troppo piccola per la città dei grandi, è nata l’idea di chiamare la serie televisiva Life-Sized City, città a misura di vita. Adatta a me, come dicevano i latini. L’unica via, “non ci sono trucchi o misteri”, è progettare infrastrutture per le biciclette. “Lo spazio condiviso è una stupidaggine”, chiude l’urbanista del mondo bike. “Il ciclista urbano vuole sentirsi al sicuro. Separarlo dalle macchina è l’unica via”.