Una sofisticata operazione di frode fiscale è stata recentemente smascherata dalla Guardia di Finanza di Monza, mettendo in luce un ingegnoso sistema di evasione fiscale legato all’importazione di biciclette elettriche dalla Cina.
Questo schema, che ha causato un danno stimato in quasi dieci milioni di euro ai danni dell’erario italiano, rappresenta uno dei più significativi casi di truffa doganale degli ultimi anni.
L’operazione prende il via da una segnalazione interna alla Guardia di Finanza che ha permesso di avviare un’indagine dettagliata sulle attività doganali sospette.
La Procura Europea, con sede a Milano, ha coordinato gli sforzi investigativi rivelando come una società italiana abbia sistematicamente eluso il pagamento dei dazi antidumping e IVA dovuti sull’importazione delle biciclette elettriche.
Questo comportamento fraudolento si inserisce in un contesto normativo reso più stringente dal nuovo regolamento antidumping dell’UE del 2019.
Mentre l’industria delle biciclette elettriche continua a crescere rapidamente grazie alla crescente domanda globale legata alla mobilità sostenibile, questo caso evidenzia la necessità imperativa per le autorità nazionali ed europee di intensificare i controlli sulle importazioni commercializzate attraversando confini internazionali al fine garantire equità fiscale e proteggere gli interessi finanziari collettivi.
Bici intere comprate “a pezzi” per evadere le tasse: la maxi truffa da 10 milioni
La strategia adottata dall’azienda sotto indagine consisteva nell’importare le biciclette elettriche in forma smontata, ovvero “a pezzi”, per poi assemblarle una volta giunte sul territorio europeo.
Le parti venivano spedite separatamente per mascherare la natura finale del prodotto e sfuggire così ai controlli doganali più severi previsti per i prodotti finiti. Tra il 2019 e il 2022, questo artificio ha permesso all’azienda responsabile della frode di non versare oltre 9,8 milioni di euro tra dazi antidumping, doganali e IVA.
A seguito delle indagini condotte dalle autorità competenti, è stato richiesto un provvedimento cautelativo nei confronti della società coinvolta nella truffa. Il 20 ottobre 2023 l’Eppo (Ufficio Europeo per la Procura) ha presentato alla magistratura italiana una richiesta formale che mirava al sequestro preventivo dei beni aziendali per un valore equivalente al danno stimato causato all’erario pubblico.
Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano ha accolto tale richiesta emettendo un decreto che conferma la gravità delle accuse mosse contro l’impresa.
Questo caso solleva preoccupazioni significative riguardanti le modalità con cui alcune aziende cercano sistematicamente di aggirare le normative fiscali europee attraverso pratiche ingegnose ma illegali.
L’evasione fiscale rappresenta una minaccia seria agli interessi finanziari dell’Unione Europea e degli Stati membri poiché riduce considerevolmente le risorse disponibili per servizi pubblici essenziali.