ladra di biciclette

il bike blog di una giornalista a pedali, 3° premio Blog Adutei 2019, Giornalista Amica della Bicicletta Fiab 2018

Maratona delle Dolomiti: 10 cose che non sapevo

Tra i 4 passi dolomitici, in bici da corsa, ho pedalato tante volte e con qualsiasi meteo: sotto la pioggia nel grigio Sellaronda Bike Day 2019, con il sole nell’estate del 2017 durante il Dolomites Bike Day e in occasione della temutissima Maratona delle Dolomiti o dles Dolomites del 2017. Quell’anno fu la mia prima volta in tutti i casi: il mio battesimo nel silenzio della chiusura dei passi alpini. In attesa della prossima gf (grandfondo) delle Dolomiti supportata dalla partnership con Waze che includerà nelle mappe della sua app gli orari dei passi chiusi al traffico, ecco le 10 cose che ho scoperto nella Maratona del 2017 mentre la mia border collie Laya mi aspettava, speranzosa di una passeggiata tra le amiche mucche, in camera.

maratona delle dolomiti suonatori di campanacci
Suonatori di campanacci sulla strada per Passo Sella

1. Maratona delle Dolomiti: il rumore più forte è il respiro

Ci sono di solito i suonatori di campanacci sul rettilineo verso il Passo Sella, i frustatori, i suonatori dei corni delle Alpi e le mucche acquattate nelle praterie alpine che accompagnano le discese del Sellaronda, il percorso classico della Maratona dles Dolomites: 55 km tra La Villa, Corvara, Passo di Campolongo, Arabba, Passo Pordoi, Passo Sella, Passo Gardena, Colfosco, Corvara, in Alto Adge, Veneto e Trentino. Nell’auspicabile assenza di tuoni e fulmini, il rumore più udibile era il mio stesso respiro. Ho cercato di dargli un ritmo costante. Come fosse una milonga lenta.

2. Il Pordoi ti ammazza dolcemente

Alle 6.30 della mattina, le gambe sono fredde, i riflessi ancora intorpiditi. Verso il Passo Campolongo dove gli esagitati ti superano da tutti i lati per uscire dalla mischia dei quasi 10mila in partenza per la Maratona delle Dolomiti, i muscoli non rispondono. E si fatica. Sul Pordoi, 2.241 metri di altitudine da raggiungere dal paesino di Arabba in 33 tornanti, con una pendenza che raggiunge il 10%, ho alzato gli occhi e ho visto sfilare davanti a me una giostra di maglie colorate. Una ghirlanda. Un serpentone avvinghiato all’asfalto: la fila di ciclisti sempre più piccoli all’aumentare della distanza, che parevano come manovrati da un invisibile burattinaio. Una visione affascinante che ti fa dire: dovrei arrivare anche io fin lassù? Meglio non contemplarle troppo le grandi salite, guardare a terra e tirare avanti. I passi sono sempre quattro.

balcone panoramico dolomiti parco puez odle cabinovia col reiser
Il Balcone Panoramico del Parco di Puez Odle a monte della cabinovia Col Reiser in Val Gardena

3. Nella musica del silenzio c’è una nota stonata

Verso il Sella, a 2.230 metri, dopo il vento freddo del Pordoi, in discesa, mi hanno tenuto compagnia i boschi di abeti, fittissimi sul versante trentino. Dei valichi del Sellaronda, il Sella è il più intenso, con la maggiore pendenza, ma è lungo la metà del Pordoi, una notizia che mi consola. Il Sella è anche di una bellezza che incanta, ma che svela, a una buona occhiata, una nota stonata. In discesa verso la Val Gardena, peraltro in bicicletta godibilissima, dietro il secondo tornante, a qualche centinaio di metri dal valico geografico, si alza il Passo Sella Resort costruito dalla demolizione di un vecchio rifugio del 1904 passato 20 anni dopo al CAI di Bolzano. Solo un negozietto, al valico, ha mantenuto la vecchia insegna Passo Sella. Aveva senso a questa altitudine abbattere un rifugio di memorie per costruire un resort del genere?

cilcisti sul passo sella nelle dolomiti
Ciclisti sul Passo Sella

4. Il Passo Sella non è Patrimonio dell’Umanità

Come il Sassolungo, le montagne del Gruppo del Sella non fanno parte del bene seriale iscritto dal 2009 nella lista del Patrimonio Unesco. “I siti naturali iscritti alla World Heritage List dell’Unesco”, ci dice da Cortina Marcella Morandini, direttore della Fondazione Dolomiti Unesco che il 26 giugno 2019 festeggia il suo decennale, “sono solo 200 in tutto il mondo: luoghi che devono avere un eccezionale valore universale, unico e irripetibile”. L’arcipelago fossile delle Dolomiti sottoposto al filtro Unesco doveva, per entrare nella lista, soddisfare alcuni criteri:

  • essere di grande importanza estetico-paesaggistica
  • raccontare in modo emblematico una storia geologica unica e particolare
  • dimostrarsi già dotato di condizioni di tutela e strumenti normativi di gestione.

Il Gruppo del Sella e il Sassolungo non soddisfacevano la terza di queste condizioni: pur Dolomiti a tutti gli effetti, non rientrano nelle 9 “isole” dolomitiche sottoposte a tutela. In teoria, il giro dei passi dolomitici che si compie anche, in senso antiorario, la domenica prima della Maratona, durante l’amatissimo Sellaronda Bike Day (nel 2019, nonostante il cattivo tempo, partecipato da 15.000 ciclisti), interessa i passi a prevalente fruizione turistica: quelli che fungono da balconi naturali per osservare i massicci dolomitici.

Mariateresa Montaruli in bici nel Sellaronda Bike Day 2019
Mariateresa sul Passo Campolongo durante il Sellaronda Bike Day 2019

5. Il primo passo a chiudersi al traffico

Pedalando sul versante trentino del passo, durante la Maratona delle Dolomiti del 2017, i cartelli erano già visibili. Ebbene sì: il Tavolo interprovinciale per i passi dolomitici aveva deciso per la chiusura ad auto e moto, tutti i mercoledì di luglio e agosto 2017, negli orari dalle 9 alle 16. Un’apertura alla mobilità più gentile per tutti coloro che arrivano dalla Val di Fassa, Val Gardena e Alta Badia: trekker, bici, ebike. Una modalità diversa per vivere il passo. Un progetto pilota scaturito da un approfondito studio dell’EURAC, il centro di ricerche di Bolzano, sull’impatto del traffico sui passi dolomitici (vedi sotto al paragrafo Il passo è la meta), purtroppo non più ripetuto.

ciclisti al Sellaronda Bike Day 2019 ad Arabba
Mariateresa ad Arabba con gli amici ciclisti nel Sellaronda Bike Day 2019

6. A Colfosco, una deliziosa signora conserva arte e memoria dei luoghi

Il Gardena è morbido al confronto del Sella e del Pordoi, 2.119 metri da raggiungere con una parte anche in falsopiano. I tornanti mi riacchiappano in discesa. Dal fondo valle si comincia a sentire il rumore delle moto che aspettano la riapertura della strada. Cambia tutto alla perdita del silenzio durante la Maratona delle Dolomiti. Anche le traiettorie delle curve. La velocità in discesa è una forma di ebbrezza. Deve andare a braccetto con la sicurezza però. A Colfosco, paesucolo prima del finish di Corvara, una vecchia ed esile signora, Renata Kostner, mi racconterà più tardi, davanti a una fetta di strudel, dei suoi arditi viaggi intorno al mondo, anche in tenda, e dei pezzi d’arte che con minuzia ha cercato. “C’erano solo piccole strade sterrate che tagliavano il passo fino alla Val Gardena”: niente a che vedere con questi meravigliosi tornanti costruiti dopo la II Guerra Mondiale. Era stato suo nonno, Josef Kostner, a seguito di una spedizione nel Caucaso e nel Turkestan nel 1902 ad acquistare qui a Colfosco nel 1912 la locanda Alla Cappella, un antico maso diventato ormai art hotel. Cercatelo se passate da qui.

ciclisti pioggia e nebbia al Sellaronda Bike Day 2019
Le condizioni di pioggia e nebbia del Sellaronda Bike Day 2019

7. La bicicletta è amore

La Martona delle Dolomiti 2019 è dedicata al “domani”, a un futuro più sostenibile. La 31esima Maratona del 2017 era invece dedicata al tema dell’Amore. “Ci può essere tema più alto?”, si chiedeva Michil Costa, presidente del comitato organizzatore della Maratona delle Dolomiti e impeccabile oste-filosofo dell’Hotel La Perla di Corvara, il vero bike hub dell’Alta Badia. “L’amore è cibo e nutrimento. E’ desiderio di scoperta, di bellezza, desiderio di eternità”.Tra questi giganti di rocce che per Dino Buzzati incarnavano il massimo simbolo della suprema quiete, noi donne della bicicletta eravamo vestite di mille strati. Le previsioni promettevano 4° alla partenza alle 6.30 del mattino. Il cielo è stato poi un po’ più clemente. Devo ammettere, che dopo l’afa degli ultimi mesi nella Pianura Padana, io quel freddo l’ho desiderato. La mia border collie pure.

tornante da Arabba verso Passo Campolomgo Dolomiti
Il primo tornante da Arabba verso il Passo di Campolongo

8. Non a tutti i ciclisti piace la raccolta differenziata…

Salviamo i passi dal fragore, dall’inquinamento acustico e non solo. Restituiamo queste montagne, patrimonio unico, alla natura e al silenzio. E mi raccomando, sottolineava nel 2017 Michil Costa, alla colazione di presentazione nell’osteria L’Murin, non buttiamo borracce e plastica lungo la strada. Nonostante l’imput di non gettare al vento la plastica che avvolge le barrette e le minacce di squalifica, ho trovato molte tracce lungo la strada. Si trattava soprattutto di un certo prodotto energetico a base di carboidrati e vitamine da aprire – quindi anche da gettare facilmente – con una sola mano. Cara Enervit, vista la mala educazione di alcuni, forse è il caso che questi gel one hand non li mettiate più nel pacco gara…

Mariateresa Montaruli al 1° Dolomites Bike Day Passo Falzarego
Mariateresa al 1° Dolomites Bike Day sul passo Falzarego

9. Per i ciclisti il passo è la meta

Anna Scuttari, ricercatrice dell’EURAC di Bolzano, co-autrice dello studio Passi Dolomitici: analisi del traffico e dei sui impatti e proposta di misura di gestione, ha preparato un’interessante tesi di dottorato su Mobility Space and Journey Experience. Con l’aiuto di una go-pro e di un software che legge le emozioni facciali, Anna ha analizzato le quattro categorie di rabbia, felicità, tristezza e sorpresa di ciclisti e motociclisti di passaggio sul Sella. Comune ai due gruppi era il sentimento di felicità nelle discese. In salita le cose cambiano. “Per i motociclisti il passo dolomitico è solo un luogo di passaggio. Per il ciclista che ha fatto molta fatica, il passo è una meta: diventa fonte di soddisfazione e momento di sosta. L’esperienza della salita ciclistica è sociale. I motociclisti sono invece rabbiosi nell’interazione con gli altri veicoli”. Anche poco propensi a rinunciare alla moto a favore di mezzi più sostenibili. Dal rapporto EURAC emerge anche che, nel caso dei motociclisti, il rumore ambientale dipende dal modo in cui le moto vengono utilizzate. A 2 mila metri si sente ancora.

10. Le donne alla Maratona del 2017 sono state 962

Nel complesso, i passi del Sellaronda ricevono, nel mese di agosto, oltre 230mila veicoli in transito. Nel corso del semestre estivo, concentrati tra giugno e settembre, si concentrano, secondo lo studio EURAC, 820mila transiti pari al 73% del totale. Il passo Gardena che collega la Val Gardena all’Alta Badia risulta essere il più trafficato. Domenica 2 luglio, per la Maratona delle Dolomiti 2017 eravamo in meno di 10mila, metà stranieri, l’altra metà italiani. Iscritte in 1049, noi donne in bici eravamo 962. A noi donne cicliste piace così: al posto delle emissioni acustiche, freddo in discesa e salite di sudore. Anche sotto la nebbia e la pioggia. Anche tra le nuvole.

A proposito di nebbia, freddo e nuovole. Se state valutando quale abbigliamento portare alla vostra prossima Maratona delle Dolomiti sappiate che il meteo ballerino, l’altitudine e la partenza presto la mattina impongono di partire attrezzati e coperti. Se per la gambe sono quasi sempre sufficienti i pantaloni corti sopra al ginocchio, per il busto occorre non dimenticare manicotti, canotte calda o maglia intima, gilet, guanti e scaldacollo.

P.S. Per il Sellaronda Bike Day del giugno del 2019 ho scelto di pernottare e partire da Arabba, paese nella valle di Fodom, nel comune di Livinallongo, facendo base al piccolo e accogliente Hotel Garni Laura. Per il giro antiorario dei passi, il paese di Arabba è perfetto: il primo passo da affrontare è il Campolongo, di certo non il più impegnativo. E il giorno dopo, se il cielo si riapre, si può salire, in funivia, ai 2.478 metri di Punta Vescovo, e camminare al cospetto della Marmolada e delle altre vicine cime dolomitiche. Il sentiero 601, sulla dorsale montana, conduce al Passo Pordoi. Ma basta guardarsi intorno per ammirare anche il Sasso Piatto, Sasso Lungo e il Piz Boé.

Piz Boé Dolomiti visto da Porta Vescovo
Il Piz Boé visto da Porta Vescovo
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