L’Eroica come il saper fare liutario di Cremona, l’arte dei pizzaioli napoletani, la vite ad alberello a Pantelleria. Come il Tango argentino, il Carnevale di Oruro in Bolivia, il Festival dei Cortili Aperti di Cordova. O come l’antichissima pratica italica della Transumanza, preservata su tratturi e strade bianche, candidata all’Unesco quest’anno. Dov’è il legame? Perché ho proposto di candidare l’Eroica di Gaiole in Chianti alla Lista del Patrimonio Immateriale Unesco che accoglie nel suo paniere canti, riti, arti e tradizioni fondamentali per la salvaguardia della diversità culturale?

Espressione della creatività umana, l’entità candidabile al Patrimonio Immateriale dell’Umanità deve poter essere trasmessa di generazione in generazione e deve essere sostenuta, con misure di salvaguardia, da una comunità in stretta correlazione con l’ambiente e la sua storia.

Prima di essere una ciclostorica, l’Eroica è un rito, il rituale ciclistico che ci traghetta nell’autunno. Il giorno prima si fa mercato, come in una piazza medievale; il giorno dopo è la volta delle biciclette vintage, ma è anche la festa del vino e della bruschetta, dei castelli e dei fienili.

L’Eroica è tutt’uno con il paesaggio toscano: colline, borghi, vigneti che mantengono stretto il patto tra il landscape, la storia e le attività umane. Le sue strade interpoderali o forestali, bianche e inghiaiate, non sono solo geometrie arcaiche, ma lo scrigno di buone pratiche stratificate nel tempo: agricole e di tutela.

L’Eroica è candidabile perché poggia su un sistema di valori inattaccabile: nasce per difendere le strade bianche di Toscana dalla morsa dell’antropizzazione e per salvare dall’oblio le biciclette degli eroi che masticavano fatica e polvere.

L’Eroica è una delle feste di strada in cui non si guardano i tori passare, come a Pamplona, ma si diventa noi stessi corridori. Non si rimane ai margini: in gioco ci siamo tutti, con le nostre gambe, le maglie di lana, il fiato che ci accorcia, i tubolari appesi alle spalle come bretelle.

Mi piacerebbe pensare che, finita la festa, si possa portare con sé, attaccato al telaio, tornando a casa, un impalpabile granello di polvere. Se riconosciuto patrimonio dell’Umanità, servirà a ricordare che questo rito e queste strade vanno protette. Per sempre.

PS: all’Eroica di Gaiole 2018 noi donne eravamo 795 su un totale di 7500 partecipanti. Molte delle donne incontrate sono ritratte in queste foto. Chi si riconosce mi scriva. Mi farà piacere ritrovarvi.
