ladra di biciclette

il bike blog di una giornalista a pedali, 3° premio Blog Adutei 2019, Giornalista Amica della Bicicletta Fiab 2018

Una nuova guida di itinerari in bici nel Salento

Il Salento è da tempo oggetto di desiderio dei ciclisti di tutto il mondo. Arrivano annualmente dal Nord Europa e dal Nord America per pedalare, tra i due mari, nella terra che a tutti gli effetti, molto battuta dai venti, viene vissuta come un’isola. Andare a mare sul basso litorale ionico se soffia il maestrale è consuetudine per i pugliesi, così come spostarsi sul più scosceso e roccioso litorale adriatico se spira lo scirocco. Sensibili al vento, specie al controvento, anche i ciclisti guarderanno la rosa dei venti prima di mettersi in viaggio. La logica suggerirebbe di viaggiare in senso orario per non trovarsi di bolina, nella prima parte del viaggio, davanti ai venti di nordovest. C’è chi invece preferisce pedalare sempre dal lato del mare, affrontando quindi la costiera salentina in senso antiorario.

Salento in bicicletta: direzione le più belle spiagge

Tra coloro che preferiscono la prima ipotesi c’è Roberto Guido, giornalista leccese 59enne, ex direttore di Qui Salento, attivista del comitato di coordinamento dal basso del progetto della Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese spalmato tra le regioni Campania, Puglia e Basilicata. Per Ediciclo, Roberto ha appena pubblicato In bici sui mari del Salento, alla scoperta delle 20 spiagge più belle della Puglia. Una terra “in cui si può pedalare tutto l’anno, ad eccezione di luglio e agosto, per il troppo traffico”, ma anche per il caldo. Esplorata con una gravel con un criterio ben preciso: “lasciando l’asfalto e andando a cercare gli sterrati che conducono alle più belle spiagge“. La ricerca del mare, partendo da Lecce, è quello che lo spinge a suggerire di pedalare in senso orario: “preferisco il periplo Lecce-Otranto-Lecce-Manduria perché ti consente di raggiungere subito il mare e di tornare, volendo con i trenini delle Ferrovie di SudEst”. Le tracce dei suoi itinerari sono scaricabili sul sito di Ediciclo, basta registrarsi.

Qualche dritta, Roberto ce la dà comunque. Tra le spiagge più belle cui sia approdato in bicicletta c’è Roca, nel comune di Meledugno, una piscina naturale cavata tra grotte e rocce sulla costa Adriatica, dove si fanno bagni da sogno. Poi la spiaggia selvaggia di Baia delle Orte, sotto Otranto e appena a sud del Faro di Punta Palascia, il più orientale d’Italia (quello dove sorge la prima alba del primo giorno di ogni nuovo anno), bella insenatura non lontana a una vecchia cava di bauxite diventato un laghetto cinto da pini. Unica è anche la spiaggia Baia di Porto Selvaggio nel comune di Nardò, raggiungibile con uno sterrato, dove ci si tuffa tra sorgenti di acqua fresca.

Nel complesso, il libro racconta il Salento in 4 tappe: la Lecce Otranto di 58 km, la Otranto Leuca di 61,9 km, la Leuca Gallipoli di 61 km e la Gallipoli Manduria di 75 km, per un totale di 311 km. Sull’itinerario mancherebbero veri e propri bike hotel. Ci sono comunque alberghi ormai abituati ad accogliere i ciclisti e le biciclette.

La Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese: vietato entrare

Resta il rimpianto, per Roberto, della mancata realizzazione della Ciclovia dell’Aquedotto Pugliese, il percorso pensato sulla pista di servizio della condotta che dalla Campania porta acqua a tutta la Puglia (ormai insufficiente per il fabbisogno della regione), naturalmente vocata alla ciclabilità perché priva di grossi dislivelli. Un percorso che si sviluppa totalmente nell’interno, sfociando sul mare solo a Santa Maria di Leuca, arenatosi dopo l’approvazione di uno stanziamento ministeriale che si perderà a fine 2020.

Capofila del progetto, la Puglia aveva già qualche anno fa realizzato un tratto pilota di 15 km, in ghiaia battuta, da Locorotondo a Villa Castelli, tra i trulli della Valle d’Itria (da non percorrere con una bici da corsa per i cespugli di more e il rischio di spine sul ciglio della pista). Il troncone Nord, da Spinazzola a Locorotondo, mai realizzato, soffre di un’inadeguatezza concettuale: non prevede il passaggio né da Castel del Monte, grande attrattore, né da Alberobello. C’è un cantiere aperto, ma fermo, sui 7 km da Villa Castelli a Grottaglie, e nulla è stato fatto da Grottaglie a Leuca. Le altre due regioni, dal canto loro, non hanno nemmeno mai fatto il progetto di fattibilità. In Puglia, sul tratto di ciclovia realizzato, sono ancora presenti i cartelli dell’Acquedotto Pugliese che indicano “proprietà privata, vietato entrare”. Un paradosso perpetrato con soldi pubblici che qualcuno prima o poi dovrà spiegare.

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