ladra di biciclette

il bike blog di una giornalista a pedali, 3° premio Blog Adutei 2019, Giornalista Amica della Bicicletta Fiab 2018

Il ciclismo malato fotografato dalla Roadmap e la ricetta di Rapha per guarire

Il ciclismo è malato? Malaticcio piuttosto. Il marchio di abbigliamento ciclistico di alta gamma Rapha ha indagato sul tema, dal 2017, per ben 2 anni. La sua Roadmap, letteralmente “cartina stradale”, di recente pubblicata sul sito, ne fotografa lo stato di salute. Svolta in collaborazione con il Research Centre for Economics della KU Leuven University nelle Fiandre, Velo News e The Outer Line, l’indagine mette in evidenza un calendario incongruo e troppo fitto (con sovrapposizioni che non giovano né agli atleti né all’esposizione mediatica). Il più democratico degli sport sta inoltre mancando uno dei suoi obiettivi fondamentali: attrarre nuovo pubblico e più giovane. La struttura di fondo, il format e la presentazione mediatica delle grandi gare sono cambiati ben poco dagli esordi, ingessati come sono dalla tradizione.

donne cicliste
Cicliste donne vestite Rapha (ph. Rapha)

Il ciclismo fotografato da Rapha

Il ciclismo, si legge nell’articolata Roadmap, è una vigna lasciata ad appassire sul suo stesso tendone. Le foglie sono secche. Così come stanche risultano le narrazioni e ripetitivi gli eventi. L’incapacità di tessere nuove strade narrative sui digital media comincia ad avere un effetto negativo sull’audience, stanco del consueto lungo formato televisivo. L’immagine di un gruppetto di ciclisti sudati che pedala per ore attraversando la campagna francese è forse la più grande pubblicità al fallimento del ciclismo professionista nel XXI secolo. Nonostante il numero di appassionati della bicicletta stia crescendo in ogni parte del mondo, la ricerca di giovani ciclisti professionisti ristagna. Il formato, la struttura delle gare, il modello di business, la distribuzione media, le sponsorizzazioni, il fattore geografico, la scarsa presenza femminile: tutto dovrebbe essere, secondo Rapha, riconsiderato. In questo modo.

Un calendario da decongestionare

Il calendario delle gare ciclistiche professionistiche dovrebbe accorciarsi creando, nella stessa stagione, una serie di competizioni collegate tra loro, nuove nel luogo e nel formato, che possano gratificare il successo dei corridori. Attualmente, il World Tour prevede 37 eventi (di cui 20 giornalieri come la Milano-Sanremo, il Tour delle Fiandre, la Paris-Roubaix, il Tour di Lombardia), 14 di circa una settimana, i 3 maggiori di tre settimane) sparsi nell’arco di 10 mesi, equivalenti a 178 giorni l’anni di gara.

Il fatto che il più ambito evento ciclistico, il Tour de France, si concluda a luglio, non consente, secondo la ricerca Rapha, di incoronare un “campione del mondo”, allentando così l’attenzione del pubblico nelle gare a seguire. Attualmente, manca il gran finale. Mancherebbe un filo narrativo che si dipana durante tutto l’anno. Manca il gioco tra gli eterni rivali, adesso dipendente dalle priorità delle squadre e degli sponsor.

la proposta di calendario di gare ciclistiche di Rapha
Il calendario proposto dalla Roadmap (elaborazione Rapha)

Il Giro d’Italia e la Vuelta

Per il nuovo calendario Rapha arriva a ipotizzare che il Giro d’Italia e la Vuelta possano fungere da girone di qualificazione per il Tour de France, accessibile al raggiungimento di certi risultati e performance. Una proposta che potrebbe far discutere. All’immagine dell’infinita e noiosa campagna francese, il Roadmap sostituisce la proposta di tappe diversificate tra loro: circuiti all’interno delle città, tappe più brevi e un uso più creativo dei gran premi della montagna, senza per questo eliminare le tappe più lunghe, ad alto tasso di suspence. Gli altri punti della proposta di Rapha:

  • Non solo agonisti. I ciclisti dovrebbero trasformarsi in veri ambasciatori dello sport: rafforzare il ruolo di ispiratori e motiva tori.
  • Il ciclismo dovrebbe diventare lo sport più trasparente sui media, con la creazione di contenuti che valorizzino il lato umano delle storie, sviluppino la community e il coinvolgimento dei fan.
  • Squadre, protagonisti e organizzatori dovrebbero imbastire rapporti anche con le associazioni sportive, con chi promuove le infrastrutture ciclabili e il benessere attraverso lo sport, senza trascurare tematiche come la sicurezza e la sostenibilità ambientale.
  • La copertura mediatica dovrebbe allargarsi a format in chiaro, trasmessi su un più ampio ventaglio di piattaforme. L’audience televisiva è in calo e matura in età. Occorre coinvolgere i giovani e i nativi digitali.
  • Creare vivai di giovani talenti dovrebbe essere una delle priorità. Occorre farlo con progetti di carriera di lungo periodo che prevedano l’inserimento nel settore sportivo al termine della vita agonistica.

In materia di donne cicliste

Lo sviluppo del tennis femminile, continua la Roadmap, mostra che la parità di retribuzione e di genere sono il risultato di una combinazione di fattori dipendenti dagli organizzatori dei tornei, dagli atleti e dalle Federazioni. Maggiori opportunità e guadagni adeguati nel settore femminile alimentano un più ricco vivaio di talenti. Le gare ciclistiche femminili, un’opportunità compressa e sottostimata, dovrebbero godere degli stessi budget di promozione di quelle maschili. L’attuale calendario del World Tour femminile va da marzo a ottobre. Nel 2017, secondo la ricerca, contava 20 eventi di cui 14 giornalieri, per un totale di 46 giorni di gara. Nel 2018 sono sorte nuove competizioni di ciclismo femminile in Spagna, Cina e Belgio.

donne cicliste
Cicliste donne a Malaga, ph. Rapha

Smettiamola di ignorare il ciclismo femminile

Un modo per promuovere il ciclismo nel suo insieme è occuparsi del suo lato femminile. Le coperture televisive sono attualmente rare: le corse delle donne sono spesso diluite o completamente oscurate dalla copertura di un evento maschile parallelo. Solo il 25% del Women’s World Tour può essere visto in televisione e solo 4 gare godono della diretta tv, La Course, il Tour delle Fiandre, il Giro femminile di Gran Bretagna e la RideLondon Classique. Il numero relativamente breve dei giorni di gara non motiva gli sponsor. Di conseguenza, le finanze del ciclismo femminile sono tutt’altro che floride.

Le squadre hanno budget ridicoli e più della metà delle donne ha un secondo lavoro. Secondo la ricerca, il 51,6% delle donne cicliste deve restituire parte dei guadagni alla squadra per coprire attrezzature, costi di viaggio e dell’allenatore. Le accuse di sessismo e bullismo che ogni tanto affiorano tra le notizie non aiutano.

Eppure, molti osservatori storici del ciclismo insistono sul fatto che le corse delle donne sono altrettanto intense e interessanti. La TV fiamminga ha iniziato a trasmettere una gara di ciclocross femminile due ore prima della gara maschile e, dopo tre anni, gli ascolti televisivi sono cresciuti costantemente fino a sfiorare i due terzi degli ascolti “maschili”. Secondo alcuni, la soluzione è accoppiare la gara femminile a quella maschile, raggruppando così i costi di lancio e copertura. Secondo altri, questo format rischia di schiacciare il ciclismo femminile sotto l’ombra di quello maschile.

La ricerca indica anche che il pubblico femminile che spende per abbigliamento e biciclette è mediamente istruito e di reddito medio alto, con un grosso potenziale da “influencer”. Per rafforzare la causa del ciclismo femminile Rapha suggerisce di creare community andando a pescare nelle palestre, nelle sale di indoor cycling e nei gruppi già esistenti online che discutono di fitness e benessere.

I modelli sono già presenti in altri sport. La crescita nel tennis femminile ha portato alla creazione di nuovi tornei che sono diventati fonte di reddito. Bisogna anche sfruttare la spinta motivazionale delle atlete donne capaci di trascendere le barriere dello sport agonistico per creare empatia con chi pratica lo sport. Maggiore visibilità dello sport femminile e maggiore attenzione alle storie delle donne cicliste potrebbero attirare le giovani e favorire la crescita a lungo termine del ciclismo in generale. È finita l’epoca in cui De Coubertin, a fine ‘800, tentò di attribuire alle donne alle Olimpiadi, un puro ruolo coreografico relegandole a incoronare gli atleti vincitori. Sì, smettiamola con queste premiazioni misogine.

100 km da pedalare insieme

A conferma della sensibilità (anche commerciale) nei confronti dell’altra metà del cielo, Rapha ha lanciato anche quest’anno il Women’s 100 rides. Il 14 settembre 2019, donne cicliste di diverse località del mondo pedaleranno virtualmente insieme. Accadrà a Londra, Manchester, Brussels, Berlino, Amsterdam, Copenhagen, New York, Singapore, Tokyo, Hong Kong. L’uscita in bici da corsa, di 100 km, non è competitiva, ma mira a creare community ad ogni latitudine. La divisa è naturalmente opzionale. Certo, fa squadra e l’idea è seducente: non vi piacerebbe avere la stessa maglia di una bike girl olandese o australiana che corre in bici lo stesso giorno? La maglia è prodotta per la squadra femminile Canyon/Sram che Rapha sponsorizza, ma aggiornata con il motivo Women’s 100. C’è qualcuno in Inghilterra che ha capito come fare community. E questo ci dà da pensare. C’è anche chi lascia autografi a bordo strada mentre sale sul Tourmalet… Anche questo ci dà da pensare.

Navigate