Con le trecce e la borraccia bordeaux, Greta Thunberg mi ricorda Pippi Calzelunghe, il personaggio di fantasia uscito nel ’45 dalla penna di Astrid Lindgren: stessa matrice svedese, stessa tenacia, stessa capacità di voler far diventare la “visione” realtà. Stesso scardinamento, a decenni di distanza, degli stereotipi del femminile. Con una piccola differenza: Greta, uno scricciolo di 16 anni intenzionato ad assicurarsi un pianeta su cui vivere e un futuro che non passi solo per i venerdì, è reale: è viva e parla al Senato e alla folla, mentre il microfono sul palco è alimentato dall’energia generata dai pedali di speciali bicicletta. Per dare il messaggio di smetterla con la plastica, viaggia con una borraccia di alluminio rosso-bordeaux piena d’acqua. La coerenza e la testimonianza sono i più potenti propulsori di cambiamento comportamentale.
La borraccia era di legno poi di alluminio
Il tema della borraccia riguarda noi ciclisti da vicino. Leggo nella rubrica Minima di Marco Belpoliti su Repubblica di oggi che l’origine della parola è spagnola: borracha o fiasca di cuoio. “Il termine compare nei racconti di quella letteratura tra il 1500 e il 1600”. Borracho, in spagnolo, significa anche ubriaco, un termine di probabile derivazione latina (burrus = rosso). In Italia, pare sia stato un tale Pietro Guglielminetti, nel 1860, a inventare la prima borraccia: “composta da 8 doghe di legno, era tenuta insieme da cerchi di giunco”. Diventa di alluminio nel 1912.
Noi ciclisti possiamo eliminare la plastica?
Noi ciclisti la usiamo di plastica. Non all‘Eroica dove compaiono borracce di simil zinco creativamente chiuse da tappi di sughero. L’acqua, in bicicletta, noi ciclisti, non la sprechiamo certo: in alcune condizioni servono anche le ultime gocce. Eppure è un tema su cui dovremmo cominciare a riflettere. Il messaggio di Greta è chiaro e inequivocabile: no plastica. Così come le immagini dei cetacei spiaggiati, senza vita, strozzati dalla plastica dei nostri mari.
Vietato lanciare
Che fare? Un piccolo segnale di cambiamento è stato dato dall’UCI, Union Cycliste Internationale, che quest’anno ha vietato il lancio delle borracce da parte degli atleti ciclisti durante le gare. Il lancio delle borracce è stato da sempre uno dei gesti più iconici del mondo del ciclismo: cimeli da raccogliere e collezionare a bordo strada. Le multe possono arrivare ai 1000 franchi svizzeri. Vedremo cosa accadrà al Giro d’Italia. Nel frattempo, proverò a cercare le mie vecchie borracce di alluminio. Se entrano nel portaborracce agganciato al telaio della bici, ci farò un giro.