ladra di biciclette

il bike blog di una giornalista a pedali, 3° premio Blog Adutei 2019, Giornalista Amica della Bicicletta Fiab 2018

Un giro del mondo in bici e barca a vela. Con il sorriso da bimba

Darinka Montico ha 36 anni, i capelli rosa confetto, il sorriso e il volto da bimba, un blog che si chiama The never ending road ed è una delle poche donne che sta facendo il giro del mondo in bici. Una vera protagonista della community dei cicloviaggiatori. Prima di approdare allo Slow Travel Fest di Abbadia Isola, il festival del viaggio lento di Monteriggioni dove la vedremo, sabato 23, presentare il suo Mondonauta autopubblicato su Amazon, ha pestato e pedalato chilometri, alle latitudini le più disparate. In Nuova Zelanda, aveva fatto la spogliarellista; in Inghilterra, la massaggiatrice di teste nei casinò; in Australia, la barista in bikini nelle miniere. Poi, “una notte qualsiasi, ma non per me… Una notte a Londra cominciai a ripensare ai miei sogni”. Comincia a pensare di unirsi al nutrito club di cicloviaggiatori.

A Darinka mi unisce lo stesso colore di capelli di base: bianco decolorato. Mi avvicina l’attitudine al sorriso, la voce che gorgheggia verso l’alto quando ridiamo, una vaga appartenenza al Mare Adriatico visto che lei è mezza croata, io pugliese.

Il giro del mondo in bici: viaggiare per scrivere

In età diverse, abbiamo letto Terzani, conosciuto in Amazzonia molte zanzare, condiviso il sentimento di sentirsi in viaggio più soli in coppia che da sole. La voglia di scrivere per viaggiare e di viaggiare per scrivere probabilmente ci accomuna come scrivo nel mio cv. Per il resto siamo diversissime. Ad esempio. io non mi sono mai innamorata di un irlandese “bello, prudente, pragmatico”. Con Jonathan di Dublino, la mondonauta Darinka che sta facendo il suo giro del mondo in bici e in barca a vela, ha passato l’estate. Insieme hanno organizzato concerti sotto i ponti su fiume Liffey, hanno raccolto fondi, sono andati i kayak. Whattsapp taglia la distanza tra Milano e Dublino e ci fa chiacchierare.

giro del mondo in bici le scarpe di darinka montico

Le scarpe raccontano il giro del mondo in bici

Cosa raccontano le tue scarpe? “Le scarpe parlano: ti dicono di andare. Go walk c’era scritto nelle mie vecchie scarpe da walking che si sono bucate, consumate, fino a chiedermi di essere lasciate a casa dei miei, a Baveno, sul Lago Maggiore”. Le scarpe, aggiungo, si bucano dove il piede preme, si macchiano se cammini nel fango, si allargano sei hai troppo ballato. Rivelano un pezzo della tua storia. Nella favola Scarpette Rosse, proteggono e difendono ciò che ci tiene in piedi: la mobilità e la libertà. In chiave archetipica, avere delle scarpe significa avere i mezzi per agire di conseguenza come scrivo nel mio articolo sulle Scarpette rosse contro la violenza sulle donne. E Darinka, con le sue scarpe adesso consumatissime, ha agito. Inconsapevole, allora, che sarebbe entrata a pieno titolo nella community dei cicloviaggiatori del mondo.

Barcastoppando

Partita dall’Italia nel maggio del 2016 “sono arrivata in Irlanda in bicicletta. A settembre sono ripartita per il Sud dell’Inghilterra, per raggiungere poi il Portogallo, la Spagna e le Canarie dove ho cominciato a barcastoppare”, a chiedere passaggi in barca per lei e la bici. “Non avevo alcuna esperienza di navigazione: all’inizio ho cucinato, pulito, aiutato. Ho trovato un mercantile cargo a vela diretto in Martinica, lo schooner Avontuur di quasi cento anni che trasportava caffè come un tempo, in modo sostenibile. Per difficoltà tecniche intervenute sono stata un mese senza fare una vera doccia. L’acqua non era completamente desalinizzata”.

giro del mondo in bici darinka montico

“Il mare ha aggiunto incertezza al mio viaggio: ti senti ancora più piccola nel mondo. Ma mi ha regalato momenti di magia assoluta: le notti di calma piatta, le stelle, il luccichio del plancton. Per fortuna si è sempre trattato di barche grandi: la bicicletta veniva caricata senza problemi”.

In bici o a piedi?

Cosa ha aggiunto la bicicletta al tuo viaggio? “Devo ammettere che preferisco camminare. Sono sempre stata distratta e lenta. In bici mi manca l’estrema lentezza del camminare, la possibilità di cogliere un’immagine con la macchina fotografica che altrimenti sfugge via. Il primo libro WalkaboutItalia è stato scritto praticamente mentre camminavo. In bici ho tentato di registrare la mia voce, ma non ha funzionato”.

Leggi anche il mio articolo sull‘Identikit sui cammini storici. 

Tre parole e un’arma

Tre parole per definirti. “Sono una zingara, una sorridente, una viaggiatrice. Mi piace vivere così. Eppure, a piedi non ero mai andata nemmeno al supermercato”. Camminare è viaggiare senza fretta, ha affermato nel suo Ted talk di Trento del dicembre 2014: “ho cominciato cercando su Google le parole intrepidi camminatori. Avevo una paura folle di fallire, dell’ignoto, di non trovare da dormire e mangiare, paura di aver paura. Ho infranto la paura camminando: adesso è come un pezzo di vetro lasciato sul bagnasciuga, non più così tagliente. Ho un segreto: il sorriso, un’arma potentissima. E il potere dell’ascolto: siamo in pochi a tendere le orecchie. Ho ascoltato il consiglio delle mie scarpe: go walk. Poi quello del mio cuore. Ho cambiato il mio mondo. Il mio destino era nelle mie scarpe”.

La bellezza di scrivere davanti al mare

“Ci sono stati posti dove ho desiderato rimanere”, continua su whattsapp, “in Nuova Zelanda, ad esempio, dove facevo la spogliarellista e guadagnavo un sacco di soldi. Poi ho conosciuto un napoletano geloso. Siamo partiti insieme, volontari in Malesia, poi in Laos dove abbiamo aperto un ristorante. Alla scoperta di un suo tradimento con una prostituta, il giorno del mio compleanno, sono partita. Per una casualità, il volo Bangkok Milano cancellato, ho deciso di rientrare via terra, nel lungo viaggio che mi ha portato fino in Russia, poi in Finlandia, raccontato poi in Mondonauta, il libro che ho scritto a Ustica, nell’inverno del 2010, in una casa da cui si vedeva il mare. Adesso i cicloviaggiatori siamo in due: Jonathan ha comprato una bici e dopo il giro di presentazioni in Italia, mi raggiungerà in Sicilia”.

Destinazione Bolivia

Dove stai andando? “Sono diretta a La Paz, in Bolivia, dove ho lasciato la bici. Poi verso la Patagonia e il Pacifico o chissà, gli Stati Uniti, e lo Stretto di Bering. In bicicletta ho con me la tenda, il materassino, il sacco a pelo, 2 paia di pantaloncini, 3 magliette, il piumino se fa freddo, le Birkenstok per dare sosta alle scarpe da trekking; poi il pc, la GoPro, il drone, la macchina fotografica. Un bagaglio che dividerò con Jonathan”.

Scarpe che hanno anche ballato

Quali sono le cose che veramente ti piacciono oltre sognare? “I film di Tornatore, la musica di David Bowie, il Laos”. Le tue scarpe hanno mai assistito a un concerto di David Bowie? “Purtroppo no, però hanno ballato: in Italia, nelle feste in Sud America”. Che altro vogliono raccontarci queste scarpe? Forse che mettere in pratica i propri sogni è la vera forma di rivoluzione? Venite a Monteriggioni, sulla Via Francigena, per ascoltare la sua risposta… E chi può avvisi Jonathan che non è poi così prudente stare con una zingara sognatrice con i capelli decolorati…

giro del mondo in bici jonathan
Il bell’irlandese Jonathan
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