Riaperta al turismo con uso obbligatorio della mascherina sui mezzi pubblici e nei locali, obbligo di servizio al tavolo e di igienizzazione mani all’ingresso di bar e ristoranti, Formentera, la più piccola delle Baleari, ha mappato 32 percorsi per scoprire l’isola in chiave di mobilità dolce, a piedi e in bicicletta. Al link sono descritti e mappati gli itinerari interni e costieri, selezionabili per tipologia, difficoltà e lunghezza. In modalità slow, Formentera resta, anche in questo 2020, magica. Così come deve essere stato negli anni Sessanta, quando è stata scoperta.
“When the moon is in the seventh house and Jupiter aligns with Mars…”: l’incipit di Aquarius nel musical Hair deve aver senz’altro ispirato i tedeschi Gunter e Kaya quando nel ’69 si misero ad appendere astri di polistirolo colorato al soffitto del mitico Blue Bar, uno dei primi beach bar della spiaggia di Migjorn, cinque chilometri di dune e calcarenite esposti a Mezzogiorno, con il ginepro licio e la lavanda di mare affacciati a una tavolozza di turchesi che cambia secondo il vento. Nello stesso anno in cui nel beach club più famoso di Formentera la luna si poneva nella settima casa, Aubrey Powell dello studio inglese Hipgnosis disegnava la cover della colonna sonora del film More scritta dai Pink Floyd. Sulla copertina apparirono i tratti stilizzati del mulino di San Ferran, uno dei paesini bianchi dell’entroterra. Il visual artist, di Led Zeppelin, Peter Gabriel, Alan Parsons, che sfondò poi con la copertina di The Dark Side of the Moon, aveva una casa a Porto Salé. Così David Gilmour che affittò una casa estiva nei dintorni del paesino bianco di San Francesc, prima di scrivere il terzo album da solista, On an island.
Formentera sulle tracce della Beat Generation
Oggi è quasi del tutto vano andare a Formentera, scheggia d’Africa gettata nel Mediterraneo bagnata da una luce che pare nordica, alla ricerca delle poche tracce lasciate dalla Beat Generation che scoprì l’isola nel ’67, 20 anni dopo il primo gruppo di francesi arrivati all’Hostal La Savina, una casa contadina con cisterna a pochi passi dal porto, a cercare habitacion mirando al mar. Tutto cambia. Non aveva dubbi Carmelo Covalia, giornalista del Diario de Ibiza, che incontrai anni fa al Cafè Matinal di San Francesc: “il fenomeno hippy fu più estetico che reale. Scomparve già nel ’75. Il resto è mito. Bob Dylan non è mai venuto qui. Lo stile neo-povero che chiamiamo cutre de luxe per cui bastava una tovaglia di plastica e un piatto sbeccato di lenticchie sbattuto sulla tavola comune, è scomparso. Se cerchi autenticità vai a bere un chupito alla Fonda Pepe, a San Ferran”. Il punto di incontro degli isolani d’inverno è un bar d’altri tempi, squallido quanto basta, con le mattonelle e le piastrelle di graniglia. Il senor Pepe lo aprì nel 1953 per offrire anice o moscatello. Sa di Cuba.
Kitsch quanto storico resta il Blue Bar, i pianeti del sistema solare pendenti ancora dal soffitto, con pesci e stelle di mare dipinti sulle pareti in muratura, votato alla causa del mojito con Dj al tramonto. Per arrivarci, dal km 8 dell’unica strada tra La Mola e San Ferran, si percorre una pista di sabbia che taglia una savana di arbusti: il ginepro licio o fenicio piegato dal vento, la fitta macchia mediterranea, gli alberi di fico potati in modo che ricadano a ombrello e facciano così ombra alle capre. Uno spettacolo che vale il viaggio. Da qui vale la pena spingersi, a piedi, verso la spiaggia Escupina, all’estremità sudorientale di Migjorn. Con buone scarpe, ci si può spingere verso Punta de sa Fregata. Solo rocce e macchia e un’insenatura con una vecchia rimessa di pescatori, Calò des Mort, conosciuta dai soli isolani, con fondali bassi e una straordinaria acqua blu-turchese, la sabbia tinta da particelle di conchiglie rosa.

Alla ricerca di verità, a Formentera, prima o poi s’incontra il vento. Il primo impatto avviene al porto della Savina dove una torretta ottagonale dovutamente orientata ti ricorda i nomi della Rosa dei Venti: Llevant e Ponent i dominanti, ma anche Llebeig o Libeccio, da sudovest; Xaloc o Scirocco, da sudest; Tramuntana da nord. Lo Scirocco rende piatto il mare di Es Calò, facendolo virare al turchese-cobalto. il Levante che spira d’estate è benevolo per l’isola: rende soave l’onda nel porticciolo di Es Calò, protegge Es Pujols, le falesie di calcarenite della costa ovest e la spiaggia di Migjorn. Ridossata al Levante è la lingua di sabbia di Illetes nelle zona di riserva delle Saline la cui punta, come il Corno d’Oro di Brac in Dalmazia, è disegnata giorno per giorno dalle correnti. Se il vento cambia, basta spostarsi sulla spiaggia di Llevant, dall’altra parte del corno.