Il grande Francesco Moser e il suo record dell’ora di Città del Messico sono gli indiscussi protagonisti del film documentario Moser Scacco al tempo di Nello Correale che ho avuto in piacere di vedere in anteprima al Cinemino di Milano. Dal sole vivido della mattinata, le scale del piccolo cinema d’essai mi hanno immerso tra le nebbie invernali di Palù di Giovo, fuori Trento, dove Francesco con tutta la famiglia coltiva da tempo ordinati vigneti. E dove ancora pedala.
Fisico asciutto, spalle larghe, un’altezza invidiabile, le mani segnate dalla tenacia con cui ha stretto per anni il manubrio, il viso inciso dalla continua esposizione a sole, freddo e vento, il Francesco ciclista e viticoltore era in sala con noi. A godersi, non più attore, la narrazione. Da presentarsi in prima assoluta mercoledì 2 maggio al 66° Trento Film Festival (26 aprile – 6 maggio), il film è frutto di un anno di lavoro gomito a gomito con l’uomo che in 14 anni ha portato a casa 273 trionfi. Racconta, con interviste, spezzoni d’epoca, riprese in bicicletta di Francesco e della Moserissima 2017, la ciclostorica organizzata intorno al suo maso vinicolo la prima settimana di luglio, i suoi esordi fino allo storico record dell’ora immortalato nel nome di uno dei suoi vini, il Moser 51,151 Brut.

Il film su Francesco ciclista racconta i suoi esordi
Francesco Moser si scopre campione tardi, a 18 anni, quando il fratello Aldo, già corridore, gli presta la sua bicicletta. Comincia tra le vigne e gli sterrati intorno a Trento una storia che lo porterà ad attraversare gli anni ’70 e ’80 da eroe assoluto: rivale di Gimondi, Hinault, Merckx e soprattutto del lombardo Saronni. Da professionista, Moser vince soprattutto nelle grandi classiche: la difficilissima Parigi Roubaix che lo vede trionfare tra fango e pavé, il campionato del mondo di San Cristobal, il Giro d’Italia e le vittorie su pista.

Dopo di lui nulla sarà come prima. Specie dopo il record dell’ora del 1984. Con quella impresa, in collaborazione con tutta l’equipe tecnica di Enervit, il trentino rivoluziona i parametri di allenamento e della nutrizione sportiva dei ciclisti. I lavori per il progetto Primato dell’Ora coinvolsero dietologi e traumatologi, fisiologi e biochimici: un team di 40 persone. Insieme alla tenacia, alla strenua motivazione di diventare in tutto il numero 1, al potenziamento muscolare e alle specialissime ruote lenticolari, l’equipe contribuì in modo decisivo all’eccezionale risultato finale rimasto imbattuto per 9 anni. Le riprese lo raccontano. Così come rivelano particolari da backstage: il rapporto con i fratelli e le sorelle, la presenza delicata della moglie, il sorriso perenne della figlia Francesca che oggi lo segue dappertutto.
All’autore, regista e sceneggiatore Nello Correale dico che il film mi è piaciuto. Bello l’equilibrio tra gli spezzoni d’epoca e la vita attuale. Bella la ricerca. Bello il ritmo che porta all’apice: il grande risultato di Città del Messico. Ci si poteva forse risparmiare la cottura della pasta Barilla nella cucina di donna Moser. Una scivolata non necessaria visto che i brand degli sponsor erano già molto in chiaro. Ma tant’è.
L’altra buona notizia che riguarda il Francesco ciclista nazionale è che la mitica bicicletta con cui ha fatto il record dell’ora verrà esposta al Museo della Guerra di Rovereto in occasione della 91° Adunata Nazionale degli Alpini a Trento, dall’11 al 13 maggio. In “cambio”, sarà la Bianchi di oltre 100 anni normalmente custodita al Museo della Guerra di Rovereto ad essere esposta temporaneamente nella cornice di Maso Warth a Gardolo di Sopra, all’interno del Museo della bicicletta di Moser, durante il periodo dell’adunata, per essere poi trasferita a Rovereto in occasione dell’arrivo della tappa a cronomento Trento – Rovereto del Giro d’Italia 2018.
