Turismo e Coronavirus: quando si potrà viaggiare? Si potrà andare a mare nell’estate 2020? Si potrà tornare a viaggiare in bicicletta? Quali misure, post emergenza, faranno rialzare il settore de turismo messo letteralmente in ginocchio da una previsione di 143 milioni di presenze (-34,2% rispetto al 2019) e 29 milioni di arrivi in meno (-22,1% )? A parlarmi, dalla sua casa di Sant’Agata Feltria, in Romagna, è Giancarlo Dall’Ara, presidente dell’Associazione Nazionale Alberghi Diffusi, ideatore per Confartigianato del progetto Percorsi Accoglienti che rivaluta il ruolo delle botteghe artigiane nei borghi storici e promotore della piattaforma di incoming Chinese-friendly Italy, un osservatorio privilegiato su ciò che sta succedendo in Cina, nel turismo, in seguito al diffondersi del Coronavirus.
Si faranno vacanze dell’estate 2020?
Premessa: il turismo dagli anni ’50 ad oggi
“Faccio una premessa”, esordisce Giancarlo che conosco dal 2003, anno in cui, per Tuttoturismo, scrissi uno dei primi articoli sulla formula dell’Albergo Diffuso. “Nessuno, in questo momento, è in grado di azzardare profezie. Ci sono ipotesi su cui si può lavorare, da aggiornare di giorno in giorno, al pari di altri strumenti di lavoro. La storia del turismo ci dice che, quando nel 1951, a Memphis, nacque l’Holiday Inn, il primo nella tipologia degli hotel di catena, con prodotto e servizi standardizzati, si utilizzò in chiave promozionale lo slogan ‘migliore sorpresa, nessuna sorpresa’.
Nel decennio ’60-70, l’elemento sorpresa acquisì una valenza positiva”. Furono quelli gli anni in cui i Beatles, vestiti di bianco, con collane di fiori e chitarra alla mano, giunsero a Rishikesh, alle pendici dell’Himalaya, per confrontarsi con la meditazione trascendentale, per ritrovare se stessi. Un’attitudine che, negli anni ’80 e ’90, sfociò nel trend del viaggio come ostentazione: il lontano, l’estremo, l’esotico veniva riscoperto in chiave narcisistica ed esibito come un orologio di valore.

“La svolta”, continua Dall’Ara, è l’anno 2001. Il crollo delle Torri Gemelle e la minaccia terroristica generano un’attitudine di ripiegamento” che si traduce nella scoperta di una dimensione locale, regionale, al massimo nazionale. Si viaggiò soprattutto in Italia, anche in quella minore: nei borghi, nei luoghi delle vecchie villeggiature e delle origini. Così, “dal 2000 al 2020, la parola chiave è diventata autenticità, il rifiuto di quei prodotti, slegati dal genius loci del territorio, fatti apposta per i turisti”.
L’impatto del Coronavirus sul turismo
L’impatto del Coronavirus, in questo excursus, è dirompente, non solo nei numeri. Demoskopika stima che l’emergenza Coronavirus potrebbe bruciare 18 miliardi di spesa turistica: 9,2 miliardi dovuti alla flessione del turismo straniero e 8,8 miliardi imputabili alle mancate vacanze degli italiani. Il 70% della calo, pari a 12,6 miliardi di euro, interesserebbe le regioni Veneto, Lombardia, Toscana, Lazio, Emilia Romagna e Trentino Alto Adige.
Con l’assenza di tedeschi, statunitensi e francesi, pari a 15 milioni di turisti in meno, il settore del turismo, allo sbando e privo attualmente di una strategia di ripresa, sarà, secondo Demoskopika, privato anche di 1 italiano su 3. Tale è il numero dei connazionali che avrebbero deciso di rinunciare alle vacanze dell’estate 2020. Pubblicata il 30 marzo 2020, l’indagine ha preso in esame i primi 8 mesi dell’anno e ha ipotizzato una lieve ripresa del settore a partire del mese di giugno.

Il 1° scenario: in vacanza, ma come a casa
Per Dall’Ara, in questa situazione, sono due gli scenari possibili. Il primo, sintetizzato con “in vacanza, ma come a casa” delinea la propensione a non volere sorprese, un po’ come in quel primo Holiday Inn del Tennessee. “Si viaggerà meno lontano e dove c’è meno gente, dove si potrà mantenere maggior distanza e fuori stagione”. Un turismo per lo più di prossimità, con mete raggiungibili in auto, che mostrerà i primi segnali di ripresa con gite giornaliere fuori porta, in auto o in bicicletta, incentrato sui cardini:
- Sicurezza
- Natura
- Spazio
- No affollamento
“Per sicurezza s’intendono le stesse condizioni di igiene che ci stiamo assicurando in casa. Gli alberghi dovranno essere sanificati e attrezzati per check in virtuali; dovranno accettare pagamenti cash less, fornire menu su smartphone, prevedere buffet con monodosi”. Investimenti fattibili se sostenuti da una strategia di sostegno che attualmente manca. “Non ho idea di quanto questo scenario possa durare”, afferma Dall’Ara, “la scoperta del vaccino potrebbe cambiare le carte in tavola”. Certamente, in un settore fatto al 95% da piccolissime imprese, si tratta di uno sforzo di distanziamento senza precedenti che coinvolgerà i lidi delle spiagge come i rifugi di montagna, i musei come i luoghi della cultura.

Il 2° scenario: l’effetto rimbalzo
Esiste un secondo scenario che potrebbe anche convivere con il primo. Dall’Ara lo chiama di “rimbalzo”: riguarda le persone che fremono e che, nonostante i divieti, circolano ed escono lo stesso. Per contenere questa “fuga” occorrerebbero gate di accesso, l’obbligo di prenotazione e numeri chiusi. Il tema, già di tendenza in luoghi come Venezia, Il Cenacolo di Leonardo e le Cinque Terre, è quello della gestione dell’overtourism. Mediante app, si dovrà in qualche modo anche poter verificare lo stato di salute dei potenziali turisti.
Se pesco nei giacimenti di memoria dei miei articoli di viaggi, mi vengono in mente solo due sbarre: quella sulla strada, a pagamento, per le Tre Cime, nelle Dolomiti, e quella all’altezza del Lago di Serrù, sulla strada per il Colle del Nivolet, nel Parco del Grand Paradiso. Quanti altri gate di accesso si dovranno creare?

Temi sensibili: overtourism, impatto ambientale e accoglienza
In entrambi gli scenari, il punto critico è che “il nostro sistema turistico si occupa di pubblicità, fiere, social e promozione, quando invece”, sottolinea Dall’Ara, “i temi sensibili sono la gestione dei flussi, l’impatto ambientale e l’accoglienza”. Gestire la distanza sarà cruciale nella ripresa del turismo, auspicata già nell’estate del 2020. La Romagna, grande laboratorio di tendenze dell’estate al mare, “abituata a reinventarsi, potrebbe avere qualche guizzo in più nella reazione alla crisi, ma non escludo che le sorprese possano arrivare anche da altre parti d’Italia dove ho visto competenze ormai molto diffuse”.
Il fattore prezzo
Uno dei fattori di differenza sarà il prezzo. “Gli alberghi sanno perfettamente che devono operare cali drastici di prezzo, basta che non siano presentati come svendite. Tagli importanti e capacità di fare debito sono un indispensabile contributo alla ripresa”. Solo così si potrà pensare di nuovo a un’estate al mare. Catturando soprattutto i giovani, i primi, si suppone, a voler tornare a viaggiare.