Oltre mille naufragi, la forza delle maree e l’imperscrutabilità delle tempeste atlantiche non impedirono a Virginia Woolf di compiere, più di una volta, il suo viaggio in Cornovaglia, la sua gita al faro. Al largo della costa nord della Cornovaglia, la lanterna di Godrevy, isola grande “quanto un campo da tennis” era bene in vista da Talland House, la casa di St. Ives, frequentata anche dallo scrittore Henry James e dal poeta Ruper Brooke, che la famiglia Woolf avrebbe preso in affitto, d’estate, per 12 anni fino al 1895. Il libro degli ospiti di Godrevy Lighthouse, il faro ottagonale costruito nel 1858 tra rocce e brughiera, registrò due volte la visita di una certa Virginia appena dodicenne.
Nulla resta uguale. La casa, una piccola oasi tardo-vittoriana nel mezzo di incongrui fabbricati affacciati alla spiaggia di Porthminster, è adesso frazionata in appartamentini in affitto, il campo da tennis “vittoriano” ormai scomparso. Godrevy, la lanterna che ispirò Gita al Faro, “una torre nuda sopra una squallida roccia” abitata da uccelli di mare, non è raggiungibile. La si osserva dall’omonimo sentiero, segnalato dal South West Coast Path inizialmente tracciato dalla Guardia Costiera per combattere il contrabbando.

Viaggio in Cornovaglia: 310 km tra fari e giardini
Per la scrittrice, il faro fu il potente rifugio delle fantasia. La sua ossessione da bambina. Così appare il viaggio in Cornovaglia, anche a chi lo percorre in bicicletta: un po’ gita, un po’ fuga, un po’ appiglio dell’immaginazione. Ai ciclovviaggiatori raccontiamo che questa penisola di minatori e contrabbandieri che conta 640 chilometri di cale, spiagge e fiordi di granito è stato riconosciuto lo stato di minoranza celtica, da tutelare al pari delle culture di Galles e Scozia. Il cottage di Fowey dove Daphne du Maurier scrisse Spirito d’amore (1931) e quello di St Buryan, nell’estremo sudovest, dove John Le Carrè ha concepito di La spia che venne dal freddo sono ancora lì. Ma c’è dell’altro in un viaggio in Cornovaglia. Nel picnic della gita vanno messi fari e giardini, sentieri a strapiombo sull’oceano, spiagge dorate e persino una piantagione da tè.
La Cornish Way dei cicloviaggiatori
Per i cicloviaggiatori c’è il sito di Sustrans, l’organizzazione senza scopo di lucro che in Gran Bretagna ha mappato la rete ciclabile nazionale: la ciclovia Cornish Way, di 310 km, all’87% su asfalto, al 23% in sede separata, raccorda Bude a Land’s End.

Padstow, il villaggio di pescatori sulla ruvida costa settentrionale è dove si è insediato, costruendo un impero, il celebrity chef Rick Stein, sulla BBC2 già negli anni ’80. Un drink nella veranda ( da provare il fig & stormy, con rum, ginger e liquore di fico, buono nei giorni di tempesta), e si affronta il menu del noto Seafood Restaurant o del più informale Bistro.

La vicina cittadina costiera di St. Ives, su un promontorio cinto da quattro spiagge (Porthmeor la più spettacolare), dagli anni ’20 centro nevralgico della pittura modernista europea, è dove ha aperto la sede distaccata della Tate di Londra con nuovi spazi espositivi per la collezione dei pittori di St. Ives. È qui che la scultrice Barbara Hepworth si trasferì nel 1939. Lo studio è aperto alla visita, così il giardino con le astratte sculture in legno, marmo, pietra e bronzo lasciate dove erano state collocate.
L’itinerario degli scrittori
Cambia il paesaggio nella penisola di Penwith, l’estremo sudovest del Regno Unito. La ruvidità delle scogliere si placa in una geometria di morbide colline. Siepi e muretti delimitano il pascolo. Monoliti e camere sepolcrali d’epoca neolitica si alzano sul ciglio degli sterrati. Nel villaggetto di Zennor, quattro case in granito, una chiesetta normanna con una Sirena scolpita su una panca, c’è Gurnard’s Head, una locanda-pub del 1271, decisamente d’antan. Catherine Mansfield, l’accogliente locandiera, è certa che D.H. Lawrence con la compagna Frieda siano passati da qui. “È stato durante la I Guerra, nell’attesa che fosse pronto il vicino Tregerthen Cottage. In un’epoca di tende chiuse e fanatismo religioso, Frieda e David Herbert, lui venuto a scrivere Donne in amore, vivevano controcorrente e alla luce del sole”. Il romanzo, nonostante l’ostracismo del villaggio, fu abbozzato in nemmeno un mese, nella primavera del 1916. Alla fine dello stesso anno, lasciando Zennor per Capri e Taormina, Lawrence annotò: “sono rimasto in Cornovaglia per 12 mesi. E mi sento estraneo al resto del mondo”.

Sulla costa sud, abbracciati all’estuario dell’Helford dove la du Maurier ha ambientato Donna a bordo (1941), i Trebah Gardens d’epoca vittoriana sono il posto dove le felci australiane e i rododendri dell’Himalaya crescono le une accanto agli altri giganteschi. Il rabarbaro del Brasile ha foglie che arrivano fino a 2 metri e i bambù formano una foresta di canne nere, gialle e verdi che non ha eguali. Paiono una giungla incantata dei Tropici. Eppure siamo al 55° parallelo Nord. A ricordarcelo c’è la spiaggia dove truppe e carri armati americani si prepararono per lo sbarco in Normandia.

La foglia del tè
Tregothnan, poco fuori Truro, è ancora più particolare. In questa tenuta sull’estuario del Fal, con rododendri e camelie ornamentali coltivate già 200 anni fa, il visconte Evelyn Boscawen ha creato l’unica piantagione da tè che la Gran Bretagna conosca. Le bustine si comprano in una casetta di legno all’entrata, insieme agli infusi di echinacea e limone. La pianta del tè, ti raccontano qui, altro non è che la camellia sinensis della famiglia delle Theaceae.
Fari della Cornovaglia: ecco il nostro
Dalla costa sud, l’isolotto di Godrevy è ormai lontano. La nostra gita al faro è St. Anthony, costruito nel 1835, in epoca di grandi costruzioni di lanterne. A quel tempo era dotato di una campana di due tonnellate che serviva da segnale acustico in caso di nebbia. Ci si arriva da terra, circumnavigando il piccolo fiordo del paesino costiero di St. Mawes, nella penisola di Roseland, “area di eccezionale bellezza naturale”. La vegetazione è fitta qui, le case sparse. Il biancospino separa i campi coltivati. Il sole si tuffa oltre l’orizzonte, di fronte al faro. C’è un sentiero in pendenza, tra i narcisi, a ridosso dell’oceano che respira piano. Si arriva al faro al crepuscolo e la gita potrebbe terminare qui.
Si può anche dormire sotto la lente che emette il suo codice di luce ed eclisse. “Sarà impossibile approdare al Faro domani”, aveva scritto la Woolf nella prima parte del romanzo. Qui si attracca invece. E ci si ferma. Con il vento si sedimentano le memorie del viaggio in bicicletta. Non dimenticherò mai questa luce pulita dell’ovest.
