Né io, né Mariagrazia Nicoletti, proprietaria insieme al fratello Luca del bike hotel Gambrinus di Riccione, vice presidente del Consorzio di alberghi vocati al cicloturismo Terrabici e dei Riccione Bike Hotels, possediamo la sfera di cristallo. Ma senz’altro, la domanda “quale cicloturismo sarà”, per motivi differenti, interessa entrambe. Una delle donne della bicicletta più appassionata di ciclismo che conosca, Mariagrazia si è lanciata nel cicloturismo nel lontano 1998, come ho raccontato nell’articolo sulle bike manager in rosa della Romagna. Ho fatto appello alla sua esperienza per provare a tratteggiare il bike hotel del futuro prossimo, quello post emergenza Coronavirus e delle possibili vacanze 2020. “La stagione turistica dei bike hotel comincia tradizionalmente a marzo”, esordisce la Nicoletti. “Quando è scoppiata l’epidemia avremmo dovuto già essere operativi. Il che ci ha portato a farci alcune domande forse prima degli altri”.
Vacanze in bicicletta riprogrammate in autunno
La prima misura messa in atto è stata la riprogrammazione delle vacanze in bici primaverili su settembre e ottobre, “mesi in cui, nonostante il clima favorevole, non eravamo tradizionalmente aperti: cominciando a marzo, dovevamo dare respiro al personale a fine stagione”. L’autunno del 2020 sarà dunque la nuova primavera della bicicletta? Foliage, cachi e castagne accompagneranno i ciclisti invece che i bagni a mare? La ricollocazione del Giro d’Italia a ottobre, dopo i Mondiali e prima della Vuelta di Spagna, con la tappa 11 che interessa Sant’Arcangelo di Romagna e Rimini, la 12° che coinvolge Cesenatico e la 13° che parte da Cervia, conferma la bontà della scommessa autunnale: “sono sempre stata convinta”, afferma Mariagrazia, “del legame intrinseco che lega lo sport al turismo”.
Il 20% dei cicloturisti che avevano prenotato al Gambrinus per la primavera hanno accettato le nuove date autunnali, “una percentuale che potrebbe crescere quando ci si renderà conto della concomitanza con le tappe del Giro specie in quei mercati come la Germania che si muovono in auto per venire in Italia. Forse in un altro momento sarebbero andati in aereo in Spagna”. La restante parte, quasi l’80%, ha già riprenotato per la primavera del 2021.
Come sarà il bike hotel al tempo del Coronavirus?
I bike hotel dell’Emilia Romagna che ospitavano prevalentemente ciclisti e cicloturisti stranieri dovranno certamente rivolgersi al mercato interno, anche individuale. “La sfida maggiore, per accogliere questi primi ospiti, è la riconversione dell’hotel, prima ancora della revisione del prodotto bike”. Nello specifico del prodotto bike, secondo la Nicoletti si dovrà:
- organizzare uscite in bicicletta per gruppi piccoli, limitati di 5-8 persone,
- favorire le uscite in bici in autonomia fornendo tracce gpx,
- prevedere partenze scaglionate per evitare affollamento nella hall o nel deposito bici,
- prevedere ritorni in fasce orarie differenti,
- evitare il fai da te al momento della merenda post pedalata, introducendo il servizio assistito da un cameriere al buffet,
- ridefinire le soste durante l’uscita in bicicletta,
- prevedere azioni di sanificazione delle biciclette a noleggio,
- rivedere le temperature e i disinfettanti di lavaggio dei completi da bici usati.
Le misure per ottenere il certificato di sicurezza sanitaria
Agli alberghi, non solo ai bike hotel, si chiederà sforzi ingenti sul fronte organizzativo e delle norme igienico-sanitarie, già regolate dal cosiddetto protocollo HACCP, Hazard Analysis and Critical Control Point, che riguarda anche la sicurezza alimentare. Una consulenza sul tema, basata su indicazioni OMS, messa a disposizione dell’Associazione albergatori di Riccione e dell’Emilia Romagna tutta, ha indicato le ipotesi di linee guida da seguire, almeno nella prima fase di riapertura, da sottoporre ad aggiornamento mensile. “L’idea che circola nel nostro territorio”, sottolinea la bike manager, “è quella di poter rilasciare un certificato di ‘health safety hotel’ agli alberghi che garantiscono gli standard di sicurezza individuati. Speriamo che tutti si aggiornino”. Queste misure prevedono:
- il distanziamento dei tavoli di 2 metri negli spazi comuni (uno stesso tavolo può essere usato da una famiglia che già condivide la camera) e l’utilizzo di spazi tipo verande per garantire un maggiore distanziamento,
- il buffet dovrà essere servito da un cameriere con guanti e mascherina, così come per il servizio al tavolo;
- l’istituzione di due turni nelle sale da pranzo,
- l’utilizzo di prodotti monouso (tovagliette di carta) e l’obbligo di igienizzare le bottiglie di olio dopo ogni uso,
- la creazione di un servizio delivery del pranzo in spiaggia e del servizio in camera, sui balconi;
- la scelta del menu su smartphone invece che su carta;
- check in online;
- pagamenti in modalità elettronica;
- chiavi e tessere igienizzate prima della consegna all’ospite;
- il posizionamento di un gel disinfettante con erogatore agli ingressi degli spazi comuni nonché davanti all’ascensore;
- la presenza di bidoni con coperchi a pedali;
- la pulizia delle camere deve essere completata da un’azione di igienizzazione con prodotti a base di cloro (candeggina) o alcool;
- l’igienizzazione delle camere, a ogni cambio cliente, dovrà comprendere interruttori, maniglie, telefono, tavoli, phon, telecomando, e potrà prevedere anche l’utilizzo dell’ozono;
- divise giornaliere, con guanti e mascherina per il personale;
- la convenzione con lidi e bagni che dovranno garantire il distanziamento sulla spiaggia.
La lista è lunga e disorienta. “Sicuramente ci saranno perdite di fatturato”, commenta la manager del bike hotel Gambrinus. “La nostra natura di piccole-medie imprese, tuttavia, ci agevola. La flessibilità con cui abbiamo messo a punto i servizi bike nel ’98 è la stessa di cui dovremmo servirci per applicare queste condizioni”. La Romagna flessibile, ottimista e resiliente, continua a piacermi sempre di più. Appena possibile, è lì che torno a pedalare, sul nuovo percorso permanente della Via Romagna.