Gli italiani stanno rinunciando sempre di più ad acquistare alcuni generi alimentari a causa dell’aumento dei prezzi, ecco quali sono.
L’inflazione ha generato più povertà e sempre più famiglie escono dai supermercati coi carrelli mezzi vuoti. Il rincaro dei prezzi è dovuto a una serie di congiunture, ma di fatto è un trend che non accenna a diminuire e alcuni prodotti sono ormai diventati “beni di lusso” irraggiungibili. Come conseguenza della perdita di potere d’acquisto, le famiglie reagiscono in modo semplice e intuibile: acquistano di meno, eliminando il superfluo.
Di recente, però, si sta verificando lo step successivo, ovvero gli italiani hanno smesso di comprare anche prodotti alimentari ritenuti “irrinunciabili” o comunque fondamentali. C’è una lunga lista e le associazioni consumatori lanciano l’appello: di questo passo l’economia subirà un’ulteriore contrazione e allora ci sarà davvero da fare i conti con la povertà che avanza inesorabile.
Basta dare uno sguardo in rete per capire quanto il caro prezzi abbia impoverito le famiglie italiane. L’inflazione ha abbattuto il potere d’acquisto ma il dato preoccupante è che, una volta normalizzati i valori, i prezzi dei beni non sono scesi come avrebbero dovuto. Per citare una fonte attendibile, riportiamo anche i dati presenti sul sito di Federconsumatori.
Questi dati ci danno un quadro molto chiaro della situazione: gli italiani, i cui stipendi sono rimasti fermi per troppi anni, non hanno potuto ammortizzare il duro colpo dell’inflazione e inoltre si trovano a dover combattere con un altro fenomeno, lo shrinkflation. Si tratta di una strategia di marketing subdola e poco trasparente, sebbene permessa dalla Legge: le confezioni degli alimenti (o prodotti in generale) diminuiscono, il contenuto è minore in quantità o grammatura, ma il prezzo sale. Sul sito di Federconsumatori, poi, si mostrano gli impietosi dati dei rincari degli ultimi anni, prendendo come riferimento il quinquennio 2019-2024:
Di fronte a queste percentuali, che riguardano prodotti essenziali e dunque non primizie, è chiaro che i consumatori hanno reagito evitando di acquistarli, fino ad arrivare a contrazioni preoccupanti. Rinunciare a cibi sani, come l’olio EVO o la frutta e verdura, significa infatti andare incontro a problemi di salute. Problemi che poi quando insorgono sono difficili da risolvere perché anche la Sanità in Italia è letteralmente sull’orlo del fallimento.
Nel carrello della spesa, dunque, mancano sempre di più Olio EVO (sostituito con quello di semi); frutta (soprattutto quella estiva); pesce (in particolare il salmone); vari tipi di formaggi, compreso il Parmigiano.
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