Cacciatori di bici pirata, quali sono e che fine hanno fatto

In un’epoca in cui la tecnologia sembra offrire soluzioni innovative per migliorare la qualità della vita urbana, non mancano le sfide poste da chi ne abusa come i cacciatori di bici pirata.

A Bologna, una città che ha abbracciato con entusiasmo il bike-sharing come alternativa sostenibile all’uso dell’auto, si è verificato un fenomeno preoccupante: l’hackeraggio dell’app di bike-sharing Ridemovi.

Bici e pirati
Pirati di bici (Ladradibiciclette.it)

Questo atto di pirateria informatica ha messo fuori uso buona parte della flotta di biciclette condivise, lasciando molti mezzi scarichi e abbandonati per strada.

Di fronte a questa situazione critica, è emersa la resilienza e lo spirito collaborativo dei cittadini bolognesi. Un gruppo di volontari si è organizzato sui social network per segnalare i mezzi abbandonati e facilitarne il recupero.

La pagina Facebook “Cerchiamo le bici abbandonate“, ideata dall’ingegnere informatico Mauro Cioni subito dopo aver appreso del sabotaggio, sta diventando un punto di riferimento importante per l’iniziativa.

Alessandro Gabriele, city manager di Bologna per Ridemovi, sottolinea come il vero problema sia rappresentato dalle biciclette finite in luoghi privati come cantine, androni e scantinati, rendendole irrecuperabili senza l’intervento diretto dei proprietari degli immobili o dei residenti. In questo contesto difficile emerge chiaramente quanto sia fondamentale fare affidamento sul senso civico dei cittadini per superare la crisi.

I cacciatori delle bici abbandonate: “Ecco dove sono finite quelle piratate”

La campagna lanciata sui social media sta dimostrando che la comunità può giocare un ruolo decisivo nel mitigare gli effetti negativi dell’hackeraggio.

Grazie alle segnalazioni raccolte attraverso la pagina Facebook gestita da Cioni, sono state individuate decine di biciclette lasciate in stato di abbandono in diverse zone della città metropolitana – da Casalecchio a Ceretolo, dalla stazione centrale fino a Zola Predosa.

Bici abbandonate cosa accade?
Cacciatori di bici abbandonate (Ladradibiciclette.it)

Nonostante le difficoltà iniziali causate dall’hackeraggio dell’app Ride’n Godi che permetteva di sbloccare le biciclette senza pagare alcuna tariffa – provocando così una dispersione massiva dei mezzi – i responsabili del servizio Ridemovi assicurano che la situazione sta migliorando ed è sotto controllo.

Delle 4mila biciclette disponibili prima dell’attacco informatico, circa 500 risultano ancora fuori uso o disperse; tuttavia grazie all’impegno collettivo dei volontari e alla collaborazione attiva tra cittadini e azienda fornitrice del servizio si sta lavorando efficacemente al loro recupero.

L’iniziativa dimostra quanto sia importante costruire una cultura del rispetto delle risorse condivise e promuovere l’impegno civico nella gestione degli spazi urbani.

La reattività della comunità bolognese nell’affrontare questa sfida evidenzia un modello positivo di collaborazione tra cittadini e istituzioni nella risoluzione delle problematiche urbane contemporanee.

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