ladra di biciclette

il bike blog di una giornalista a pedali, 3° premio Blog Adutei 2019, Giornalista Amica della Bicicletta Fiab 2018

Il successo dei bike hotel della Romagna svelati dalle bike manager in “rosa”

Che cos’è una bike manager? “E’ la persona che, in un bike hotel, ha la responsabilità della qualità della vacanza del ciclo-ospite: dall’arrivo alla consegna della bici a noleggio fino al momento più delicato, quello dell’individuazione dei percorsi in bici”. A parlarmi, in una giornata di primavera rinfrescata da una leggera brezza adriatica, è Mariagrazia Nicoletti, vice-presidente del consorzio di bike hotel dell’Emilia Romagna Terrabici, proprietaria e bike manager dell’Hotel Gambrinus di Riccione. Una cittadina da 20 anni meta di un successo cicloturistico cui ha contribuito un fortunato mix di elementi.

“Abbiamo cominciato nel ’98: eravamo un gruppo di albergatori-imprenditori di nuova generazione, in Romagna, desiderosi di abbracciare un progetto comune. In quell’anno, Marco Pantani (di Cesenatico) avrebbe vinto il Giro d’Italia e il Tour de France. Ricordo che veniva qui in ritiro all’hotel Savioli Spiaggia (ormai chiuso). Tutto, anche l’aver trovato dei bravi consulenti, contribuiva a creare un clima favorevole per lo sviluppo del cicloturismo. La prima guida che ho avuto in albergo è stata Anna Stumbo, una prosperosa ventenne romagnola di origini napoletane, una miscela esplosiva. Aveva lasciato la pizzeria di famiglia, a Rimini, per andare in bicicletta. Una bici da lei stessa definita sgangherata. Usciva un giorno con la maglia rosa, l’altro con la maglia gialla del Tour de France appartenute a Pantani, avute dall’amico Marcello Siboni, gregario del Pirata: maglie iconiche della cui valenza, allora, non ci rendevamo nemmeno conto”.

Bike hotel della Romagna: Mariagrazia Nicoletti bike manager Grambrinus a Riccione
Mariagrazia Nicoletti sul porto canale di Riccione

Viaggiare in bici: i bike hotel della Romagna

A Mariagrazia e alle altre bike manager che ho incontrato in Romagna, autentiche donne della bicicletta, che hanno saputo rispondere alla domanda “viaggiare in bici: dove dormire?” ho chiesto quali siano, dopo tanti anni di lavoro con il cicloturismo su strada, le prerogative irrinunciabili e i motivi di successo di un bike hotel. In altre parole, quali gli ingredienti che hanno trasformato la Romagna, da terra del divertimentificio e del saper fare turismo, in una fortunata comfort zone della bicicletta. Eccoli.

1. La personalizzazione dei percorsi

“Le uscite”, commenta Mariagrazia, “vengono organizzate il pomeriggio prima. C’è una base prestabilita, tracciati già conosciuti e individuati che vanno adattati al livello sportivo degli ospiti. Ho imparato con gli anni che i francesi, simili agli italiani, sono molto agonisti e fanno la vacanza in bicicletta per allenarsi. Gli inglesi e i tedeschi apprezzano il fatto di pedalare all’interno di borghi medievali e di scoprire la destinazione anche dal punto di vista enogastronomico”.

I percorsi spaziano in tutto l’entroterra romagnolo, nel Montefeltro e nelle Marche. Quello che più mi ha sorpreso è la cosiddetta Panoramica nel Parco Regionale di San Bartolo: 25 km da Gabicce a Pesaro (o viceversa), tra curve morbide e continui saliscendi, con la vista che spazia sull’Adriatico da un lato, su colline pettinate inframezzate da boschetti, macchia mediterranea, viti, querce, salici lungo i fossi di arenaria e gelsi che ricordano la vecchia manifattura della seta. Un percorso a bassissima percorrenza di traffico che regala angoli di ruralità, borghetti le cui vie si chiamano “del forno vecchio” e “della lanterna”, conditi da un’inconfondibile aria di mare.

Micol Mancini, guida dell'Hotel Dory, tra le colline romagnole
Micol Mancini, guida dell’Hotel Dory, tra le colline romagnole

2. Il fascino dell’entroterra

L’ingrediente numero 1 è il territorio, continua Mariagrazia: “qui collinare e con strappetti preappenninici in grado di allenare qualsiasi ciclista. Su ogni collina c’è poi un borgo medievale”: una porta, una piccola salita lastricata, un torrione campanario, la cinta muraria. Uno scenario del tempo che fu che pare ripagare di ogni fatica. “Per noi è stato come aprire un hotel direttamente su una pista da sci…”. La famosa frase di Pantani, “il Carpegna mi basta” sintetizza in modo illuminante la potenzialità ciclistica dell’entroterra. Basta pedalare verso Saludecio, Mondaino, Montecerignone, San Leo per avere l’impressione di entrare, pedalando, nella Storia. O nell’entroterra di Cesenatico, nei 15 km di pianura in cui ci si riscalda le gambe, per tuffarsi in percorsi di campagna a bassissima percorrenza di traffico. Una caratteristica che porta a Cesenatico molti triatleti.

deposito bici bike hotel Romagna
Il deposito bici dell’hotel Adlon a Riccione

3. Il deposito bici è più importante della camera

Deve essere assolutamente sicuro, non accessibile da terze persone che non sanno come maneggiare una bicicletta. Scenografico quello a vista, separato dalla hall d’entrata da una grande vetrata, dell’Hotel Adlon gestito da Chiara Montanari con il fratello. Di grande impatto, con angolo ciclofficina e bike wash piastrellato quello dell’Hotel Lungomare di Cesenatico di proprietà di Silvia Pasolini e sorella. “Deposito che 40 anni fa, quando mio padre, antesignano, ha cominciato ad accogliere i ciclisti e ancora si metteva la carta di giornale tra la pancia e la canottiera”, commenta Silvia, “era stato ricavato nel garage di casa”. Una storia che mi ha ricordato gli inizi della Silicon Valley in California.

Silvia Pasolini bike manager dell'Hotel Lungomare a Cesenatico, Romagna
Silvia Pasolini nel deposito bici dell’Hotel Lungomare a Cesenatico

4. Ci vuole passione

Occorre amare la bicicletta e il ciclismo. Che i ciclisti con le loro non troppo strambe esigenze risultino simpatici. Mariagrazia ha pedalato poco in senso sportivo, è una ciclista urbana, ma ha viaggiato, curiosato ed appreso nei luoghi iconici del ciclismo. Chiara va in bici da corsa con il marito: uno dei suoi percorsi preferiti è l’anello per Mondaino e Montefiore Conca. Silvia Pasolini va “in bicicletta alla posta”. In tutti gli alberghi visitati, nonostante l’impronta architettonica anni ’60 rivisitata, è chiaro che si respira cultura della bicicletta. Un’atmosfera che è impossibile ricreare per motivi di marketing o per finta.

5. Le guide dei bike hotel della Romagna

Molte hanno frequentato i corsi di formazione per guide cicloturistiche organizzati dalla Federazione Ciclismo. Parlano più di una lingua e sanno gestire i gruppi in sicurezza. Con la super grintosa Micol Mancini, guida dell’Hotel Dory di Riccione da un anno, 24.000 km l’anno nelle gambe, ho pedalato sulla Panoramica del Parco Regionale di San Bartolo. E ne ho apprezzato la precisione elegante dei gesti che mi indicavano le buche sulla strada, di mantenermi a ruota o il senso di marcia alle tante rotonde.

La guida cicloturistica Micol Mancini a Fiorenzuola di Focara
Micol Mancini a Fiorenzuola di Focara

6. Lavanderia sprint

Al Gambrinus, entro una certa ora, si consegna in un cesto, all’interno di speciali retine che si trovano in camera, l’abbigliamento usato, per riaverlo in serata stessa, lavato con i giusti criteri. Così negli altri alberghi.

7. Super mezza pensione

Per Chiara Montanari, proprietaria dell’Adlon, aperto fronte mare nel ’52 dal padre, la prima colazione è uno dei punti nodali del prodotto bike. “Offriamo mele e banane, uova e pancetta, semi vari, acqua per la borraccia e un angolo con la carta di alluminio per avvolgere i panini che ognuno, attingendo agli ingredienti del buffet, può prepararsi”. Intorno alle 14, al rientro dal giro in bici, l’Adlon, come gli altri bike hotel di Terrabici, mette a disposizione un brunch a buffet per quella che Chiara ha chiamato la super mezza pensione: prima colazione, brunch e cena. Una formula che piace molto ai ciclisti. “In Romagna”, aggiunge Silvia Pasolini, “specie d’estate, si viene anche a cercare la Dolce Vita godereccia”.

8. Vista spiaggia

All’Adlon ci sono 50 bici a noleggio, quasi tutte Specialized, e una piccola Spa tremendamente panoramica, all’ultimo piano, con vista sulla spiaggia infinita di Rimini e Riccione: con idromassaggio, bagno turco e sauna. Al Lungomare c’è Spa e piscina esterna a un passo dal mare, usata anche dai triatleti. Un plus di benessere che le gambe affaticate dei ciclisti gradiscono.

9. Si sente il mare

Il nono motivo di successo non me l’ha svelato nessuno. Ma l’ho percepito bene, visto che sono pugliese e so di cosa odora il mare. Anche quando si pedala in collina, nella Romagna a ridosso dell’Adriatico, si sente il mare. Si avverte l’aria fresca sulla pelle. Si sente quel vento leggero che ha in sè la memoria della spuma e del sale.

10. Evitando le buche più dure

Nella provincia di Rimini, il manto stradale non è dei migliori. 31 milioni di euro sono però stati stanziati per il miglioramento delle strade. Il passaggio del Giro d’Italia 2018 sulla statale Adriatica da Cattolica a Rimini, nella tappa da Osimo a Imola, sta portando a riasfaltarne alcuni tratti. L’arrivo di Davide Cassani, l’8 maggio, come presidente dell’Apt Emilia Romagna, fa ben prevedere che il prodotto bike e di conseguenza le strade, possano essere ben curate.

ciclabile del Conca in Romagna
Un tratto della ciclabile del Conca

Dalle conversazioni con le tre bike manager romagnole ho capito che non è necessario, per beneficiare di tutti questi servizi, comprare un pacchetto da un ciclo-tour operator. Basta prenotare la camera d’albergo in chiave bike, con amici o con la propria associazione sportiva. Il gruppo di pedalata si crea poi ulteriormente sul posto. Un ventaglio di 2-5 uscite di diversa lunghezza, difficoltà e velocità viene proposto giornalmente. Basta scegliere in base alla propria gamba. Il resto lo fa la Romagna.

 

Il borgo di Mondaino in bici
Nel borgo di Mondaino, nell’entroterra romagnolo
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