Vuoi pedalare sulla Luna? Vieni in Basilicata in bicicletta, tra i calanchi. L’itinerario è fuori da quello che il New York Times chiama “Basilicata Buzz”, escluso dalla progettualità culturale (e dal turismo) che ha invaso Matera Capitale Europea della Cultura 2019. I calanchi sono relativamente vicini a Matera, eppure lontanissimi nello spirito. Tra le case-grotta sullo sprofondo della Gravina, le alcove e le vasche di pressatura volute dai monaci basiliani circolano, nell’anno della Capitale culturale, troppe auto dotate di esenzioni per la ZTL. Dotate di licenza di uccidere il paesaggio, tanto per rimanere a tema 007, il cui ultimo film è stato girato qui a settembre. Craig-007 ha pernottato a Palazzo Gattini, protetto da una rinforzata security. L’affascinante Léa Seydoux, protagonista femminile, alla Masseria Fontana di Vite, in località Borgo Venusio, poco fuori Matera, nelle dolci colline della Murgia.

La troupe usciva all’alba la mattina e tornava per cena. Pare che nessuno andasse a dormire senza uno o più gin tonic. Ma torniamo alla Basilicata in bicicletta, all’incanto lunare dei burroni dove è eccezionale pedalare evitando i mesi più duri, l’estate piena. Una terra di strade a bassissima percorrenza di traffico. Direi praticamente a traffico zero.

Basilicata in bici: itinerario tra i calanchi
La zona dei calanchi, in Basilicata, è un grande trapezio tra la valle dell’Agri e quella del Basento ai cui vertici ci sono Ferrandina, Pisticci, Tursi e Aliano, il paese dove fu confinato, nel 1935, l’intellettuale e pittore antifascista Carlo Levi, autore di Cristo si è fermato a Eboli. Si tratta di una grande area argillosa, caratterizzata da frane, scarpate e irte colline interessata, per iniziativa del Parco Letterario Carlo Levi di Aliano, anche all’individuazione di percorsi di passeggiata a piedi.

La morfologia dei calanchi è favorita dalle condizioni meteo: estati aride e inverni piovosi che favoriscono il dilavamento del terreno. Sculture di terra che giocano con l’inclinazione della luce solare, i calanchi sono incisioni profonde separate da aguzze creste di argilla che formano un sistema di piccole valli. Non ci sono alberi, scarse sono le possibilità di coltivazione. Qua e là fazzoletti di macchia e di grano. Qua e là, qualche isolata masseria di campo. In bicicletta è come pedalare in un pre-deserto o nel set di un film western.

Grottole, borgo da anno sabbatico
In questo paesaggio da Far West, accompagnata dalle guide di Ferula Viaggi (agenzia specializzata in viaggi a piedi e in bici tra Puglia e Basilicata che ha anche preparato per l’APT regionale la guida Cicloturismo in Basilicata), ci sono arrivata da Ferrandina, porta d’ingresso della zona argillosa. Giungerci in bicicletta non è affatto semplice. Da Matera, tenendosi a nord della Diga di San Giuliano, seguendo i segnali per Grassano, bisogna puntare su Grottole, paese in collina (482 mt) con casette a schiena d’asino: 300 abitanti nel centro storico per 600 case vuote. All’inizio del 2019, il paese è stato oggetto della campagna Italian Sabbatical di Airbnb con l’impresa sociale Wonder Grottole che ha individuato, tra 280.000 candidature e migliaia di visualizzazioni sui social, 5 nuovi cittadini volontari desiderosi di inserirsi, imparando arti, tradizioni e mestieri, nel contesto del borgo.

I ruderi del Castello di Uggiano
Da qui, prendendo in direzione di Salandra, si attraversa, senza alcun particolare interesse paesaggistico, la valle del Basento, e si risale il costone opposto, lungo una strada ombreggiata e in salita, verso la chiesa della Madonna del Monte, a circa 500 mt di altitudine, al limitare di un bosco. Il manto stradale non è perfettamente tenuto, ma percorribile anche in bici da strada. Circa 4 km prima di Ferrandina, il bivio per Contrada Farnetto, condurrebbe su una strada sterrata fattibile in ebike e mtb, agli spettacolari ruderi del Castello di Uggiano, normanno-svevo, su uno sperone panoramico, colpito da un terremoto nel 1456, di cui resta un portale con un arco a sesto acuto. Decidiamo di proseguire su strada, un falsopiano di circa 14 km che ha l’indubbio fascino di essere davvero a bassissima percorrenza di traffico.

Il fascino discreto di Ferrandina
A 496 mt sul livello del mare, la cittadina di Ferrandina risale alla Magna Grecia, ma fu rinominata nel 1490 da Federico d’Aragona che le diede il nome del padre, re Ferrante. Date un’occhiata agli ulivi d’argento e ai frutteti qui intorno prima di spingere le ruote verso il deserto. E spendete un po’ di tempo a curiosare nel centro storico di antica grazia, una volta prospero grazie al commercio della lana: la romanica Santa Maria della Croce, il bel Palazzo Cantorio, la Piana o parte alta dell’abitato, il Paese Vecchio con le casette bianche a schiena d’asino, come a Locorotondo nella Valle d’Itria, come a Monte Sant’Angelo nel Gargano.

Da Ferrandina si prosegue per 15 km in direzione di Stigliano (noto un tempo per la produzioni di farina ricavata dal pregiato grano duro antico Senatore Cappelli) nella lunarità dei calanchi, nella zona chiamata Costa Cretagna dove sopravvivono campi di grano e attività legate alla pastorizia.

Craco, paese sinistro e fantasma
All’incrocio sulla strada Cavonica, lungo il torrente Salandrella, si prende a sinistra, in direzione sudest, per poi deviare nuovamente a sinistra verso Craco, il paese abbandonato negli anni ‘60 a causa di uno smottamento nel terreno probabilmente causato da lavori infrastrutturali, set di alcune scene di Basilicata coast to coast. L’ingresso sbarrato da un cancello, il borgo è accessibile attraverso un percorso di visita guidata lungo un itinerario che si dice essere stato messo in sicurezza. Il tutto, trasformato in attrazione turistica a pagamento, è ancora più sinistro. Non resta che, dopo questi 100 km, tornare a Matera, possibilmente con un pick up, vista la distanza.

I calanchi nella pittura di Carlo Levi
Chi è ancora in vena di calanchi si diriga al Museo d’arte medievale e moderna Palazzo Lanfranchi, a Matera, costruito a ridosso del Sasso Caveoso. Nel capolavoro Lucania ’61 dipinto da Carlo Levi nel 1961 per le Celebrazioni del Centenario dell’Unità d’Italia, si osservano, nel mezzo, le creste ocra argillose di questa terra ad altissimo grado di fascino. Così come nel suggestivo Aliano e la Luna, del 1935, sempre conservato a Palazzo Lanfranchi.

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