ladra di biciclette

il bike blog di una giornalista a pedali, 3° premio Blog Adutei 2019, Giornalista Amica della Bicicletta Fiab 2018

A Treviso i manifesti che raccontano la storia della bicicletta

“Ruota a ruota. Storie di bici, manifesti e campioni” è il titolo della mostra che, dal 26 maggio al 2 ottobre, riempirà le sale del Museo Nazionale Collezione Salce a Treviso. L’esposizione prende avvio dagli albori del Novecento. Antonella Stelitano che dell’esposizione curata da Elisabetta Pasqualin è la consulente storica, afferma che “La bicicletta fa parte del patrimonio culturale del nostro Paese. La storia di questo mezzo è un racconto di eroi che contribuiscono a creare quell’identità nazionale che si esalta nelle imprese di campioni come Girardengo, Coppi e Bartali. Le grandi corse a tappe, prima tra tutte il Giro d’Italia, sono state un collante che ha unito il Paese. Gli italiani imparano la geografia leggendo i nomi dei luoghi attraversati dalla corsa. Nessuno sfugge al fascino di questa manifestazione, nemmeno scrittori importanti come Buzzatti, Gatto, Pratolini, Campanile e Anna Maria Ortese che, al seguito del Giro d’Italia, ci regalano un racconto che non è mai solo sportivo, il racconto di un Paese in movimento”.

Due le sezioni principali del percorso espositivo: da una parte lo sport e l’agonismo, con i suoi protagonisti, le produzioni, i marchi e l’esposizione di pezzi storici della collezione Pinarello. Dall’altra gli aspetti sociali: le donne, il costume, i viaggi, il turismo, appunto. Il tutto raccontato da affiche storiche. La “terrazza” – anticipa la curatrice Elisabetta Pasqualin – accoglierà la sezione dedicata allo sport che spone i manifesti della collezione Salce che abbracciano un arco temporale che va dai primi del ‘900 al 1955 circa e che illustrano la nascita delle principali industrie: Cicli Maino, con Costante Girardengo; Torpedo con Alfredo Binda e Georges Ronsse; Olympia, Maino, Atala con Ganna, Pavesi e Galletti; poi Piave, Prinetti e Stucchi poi solo Stucchi, Bianchi con Gaetano Belloni, Menon di Roncade ed altri.

Una parte della mostra è dedicata alle gare ciclistiche locali e nazionali: dal Trofeo Rinascente (1949) ai Campionati del mondo (1939 e 1951), alla cartina del Giro d’Italia (1922) con le immagini dei più grandi ciclisti. Al piano terra trova spazio una sezione dedicata alla società e alla socialità, che abbraccia un arco temporale che va dalla fine dell’800 agli anni ’40 del Novecento. Sono rappresentate anche le prime industrie straniere, come Townend Cycles (1896), Rambler Bicycles (1900) oltre a quelle italiane, come Maino, Stucchi e Dei.

“I manifesti raccontano la novità e le sfide del futuro: la nuova libertà di muoversi in autonomia, un nuovo tipo di turismo, il divertimento all’aria aperta, una nuova socializzazione, la nuova moda e, per le donne, un nuovo modo di percepire i propri spazi”, sottolinea Alberto Fiorin, autore del saggio “Bicicletta e turismo” nel catalogo edito da Silvana.

In mostra, accanto ai manifesti, anche alcune delle le bici di casa Pinarello che hanno segnato momenti topici della storia del ciclismo. Esposta la Bottecchia con la quale nel 1951, Giovanni Pinarello vince la Maglia Nera del 34° Giro d’Italia. Le 100 mila lire di compenso per quel Giro le investì nella creazione di un’azienda che costruisse biciclette. E’ nata così la Pinarello, che già 10 anni dopo aveva una sua squadra. C’è in mostra anche la Pinarello con cui Guide de Rosso vinse il Tour de l’Avenir, e ancora la Pinarello di Bertoglio vincitore del tappone dello Stelvio (1975), e quelle di Franco Chioccioli, Miguel Indurain, Andrea Colinelli, Jan Ullrich, Alessandro Petacchi, Chris Froome, Sir Bradle Wiggins, Elia Viviani, Chris Froome, Egan Bernal, Richard Carapaz.

 

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