Due donne cicliste, una manciata di sogni e una parola speciale hygge, l’attitudine a trovare la felicità nelle piccole cose di ogni giorno.
Il luogo è NoLo, il quartiere North of Loreto, a Milano, che ha trovato nuova linfa nella trasformazione in distretto social e creativo.
Il risultato di questa miscela è l’appena nato bike café al femminile Hug, in inglese abbraccio, termine che si avvicina all’intraducibile parola danese hygge lanciata dal bestseller Il metodo danese per vivere felici di Marie Tourel Soderberg.
Hug è il progetto tutto al femminile nato tra le idee, le uscite in bici, i desideri nel cassetto della 41enne torinese Sara Atelier, con Alberica di Carpegna 32enne di Milano. Due donne della bicicletta che stamattina sono andata a trovare, inforcando la mia bici vintage.
Come nasce il primo bike café al femminile
Hug è una porta di ferro laccata di rosso in fondo a un cortile in via Venini. Parole dipinte su tavolette di legno appese a fili stesi da un capo all’altro del cortile indicano che qui il bucato si è fatto con un detersivo molto speciale a base di idee molto precise: cioccolato, bici e baci, amici, lento e veloce, ascolto, be green.
Hug ha i soffitti alti e una mansardina sotto il lucernaio. Ha un look semplice, di tono un po’ scandinavo ed è arredato con le care vecchie o nuove cose di casa, essenziali e con colori discreti; il tema bicicletta ripreso dalla rastrelliera di legno realizzata da Sara all’esterno e da una ruota trasformata in portalampada.
Ex garage e fabbrica di cioccolato
Hug è tante cose ed è riduttivo forse definirlo un bike café, termine che non piace alle fondatrici. Bike hub? Questo è comunque un bistrot di tono contemporaneo è anche una fabbrica di cioccolato riciclata, un garage diventato fucina di idee e di attività culturali, la base di partenza di uscite in bicicletta accompagnate, un circolo di ritrovo, uno spazio di coworking e di informazioni sulle opportunità di welfare del Comune di Milano.
Un Buena Vista Social Club dedicato alla bicicletta e non, come all’Avana, alla musica retrò.
Dal bike café al femminile si parte in bici
Associazione non-profit, il bike hub al femminile Hug nasce da una miscela di sogni. “Per avere uno spazio dove vivere le nostre passioni” nota Alberica. A lei si è unita Sara, architetta specializzata in interiors e ideatrice di Wonderway, l’associazione non-profit poi rinominata Wonderide che propone, “con gli occhi della meraviglia” giri in bici sul territorio di Milano e Lombardia.
Si mangia, si beve e si ripara la bici
La bicicletta resta il tema ispiratore insieme a quello dell’offerta di cibo di qualità con opzioni vegetariane e senza glutine, non a chilometro zero ma a distanza di bicicletta, acquistato tra cascine e produttori con la bici con il carrello. Dal punto di snodo Hug partiranno ogni fine settimane pedalate programmate e accompagnate rivolte a biciclette da cicloturismo. C’è un banco con gli attrezzi per fare piccole riparazioni, con la presenza di ciclomeccanici ogni mercoledì.
Si mangia a tutte le ore dalla mattina all’orario dell’aperitivo; le cene sono al momento programmate per la sola giornata del venerdì e per Capodanno. Sara e Alberica sono state febbrilmente impegnate per l’apertura del 26 novembre, ma non dimenticano che uno degli obiettivi e cardini concettuali del progetto è il giusto equilibrio tra lavoro e la vita privata.
Un giorno si potrà anche dormire
Ci sarà una fase 2 del progetto che prevede l’apertura dei locali affacciati al cortile destinati a foresteria: con due camerate da otto persone, preferibilmente cicloviaggiatori, ciclofficina e ricovero biciclette, prese per la ricarica delle bici elettriche.
Riscoprire le piccole gioie ordinarie
Augurando a queste ardite donne della bici tutta la fortuna che si meritano, approfitto per ricordare a tutti, in questo freddissimo dicembre, almeno qui al Nord, come i danesi scoprono con l’hygge il calore dell’ordinario. Il termine, leggo in Il metodo danese per essere felici ha origine nella protolingua norvegese antica: “significa pensarsi e sentirsi soddisfatti e in relazione con l’idea di trovare rifugio, protezione e sicurezza, riacquistando così energie e coraggio”.
Secondo i danesi, più si riesce a parlarne e definirne le sfumature, più facilmente lo si potrà percepire, creare e condividere. Senz’altro è stato il clima grigio e instabile di quel Paese ad aver creato l’idea della casa come rifugio sicuro. Nell’hygge è anche connaturata un’assenza di sforzo che implica di poter stare insieme agli amici e alla famiglia senza dover fare progetti se non quelli volti al rilassarsi e godere del tempo trascorso insieme. Ci si sentirà così nell’abbraccio al femminile di Hug? Io qui dal mio blog sulla bici al femminile me lo auguro. Sappiatemi dire.