A cosa è servito il bonus mobilità? A favorire l’acquisto nel 2020, con un tesoretto di 215 milioni di euro, di oltre 650.000 mezzi di mobilità sostenibile. Una manovra che potrebbe ripetersi anche nel 2021. Non vi è ancora nulla di certo, ma si ipotizza che potrebbero essere stanziati fino a un massimo di 20 milioni di euro l’anno fino al 2023, 10 milioni in più dal 2024 al 2026. In attesa di conferme, Assobici – Confesercenti Milano e Legambiente hanno elaborato un dossier sulla base dei dati raccolti a contatto con il pubblico e con tutta la filiera nelle settimane di assedio ai punti vendita, nel corso del 2020. Il dossier fa notare che il Bonus Mobilità del governo italiano è arrivato buon ultimo in Europa, come incentivo all’acquisto di biciclette. “Nel nostro paese”, cita il rapporto Assobici – Legambiente, “l’ultimo provvedimento del genere si era visto quasi quindici anni fa. L’intervallo tra i due, eccettuato provvedimenti spot di comuni e regioni, non fa che confermare l’assenza di una visione organica in fatto di incentivi alla ciclabilità”. Il Bonus Mobilità ha affrontato esigenze concrete: alleggerire il trasporto pubblico locale, snellire il traffico in città, associare mobilità urbana e attività fisica dopo lunghe settimane di lockdown. Ma ha rivelato alcune criticità.
Bonus bici: cosa si poteva fare meglio
L’incremento della vendita di biciclette su tutto il territorio nazionale, favorito dal Bonus, ha ribadito il grande interesse nei confronti della bicicletta. L’esito ha però mostrato alcuni aspetti da perfezionare, riconducibili sia al carattere emergenziale della misura, sia alla scarsa dimestichezza delle istituzioni nei confronti della promozione della mobilità sostenibile. Gli aspetti di criticità, secondo il dossier, sono stati:
- La straordinarietà dell’iniziativa, i suoi limiti temporali e geografici (una tantum; per comuni di un certo livello amministrativo). Per promuovere concretamente la mobilità sostenibile è invece importante mettere in atto iniziative stabili, continuative, strutturate e coordinate nel tempo e nello spazio.
- La caratteristica emergenziale del Bonus Mobilità 2020 ha garantito risorse economiche molto elevate e un contributo molto forte: il 60% del prezzo della bicicletta (fino a € 500,00). Per alimentare il circolo virtuoso in modo costante l’incentivo potrebbe essere applicato in una
percentuale minore (il 30%), ricorrendo a risorse più contenute, ma più diluite nel tempo. - Il tetto geografico del bonus, limitato a capoluoghi, città metropolitane e nei comuni con
popolazione superiore a 50.000 abitanti, appare discriminatorio: la mobilità locale, intercomunale e intermodale va incentivata sia nelle grandi città sia nei piccoli comuni. Il limite geografico ha inoltre alimentato sperequazioni: molti cittadini dei piccoli comuni si sono rivolti a residenti nelle città dove il bonus era applicabile. Esclusi dal gioco sono rimasti gli studenti fuori sede. - Sarebbe utile affiancare agli incentivi economici misure infrastrutturali come una diffusa riclassificazione delle carreggiate e una drastica moderazione del traffico.
- La duplice modalità del bonus (rimborso fattura per acquisti dal 4 maggio al 2 novembre; poi
voucher a partire dal 3 novembre) è stata una inutile complicazione per i clienti, per i negozianti e in ultima istanza anche per lo Stato in sede di rimborso. Per chiarezza converrebbe adottare una sola modalità. - Il Bonus Mobilità 2020 è stato comunicato sin dall’inizio in modo poco chiaro, contrastante, inefficace, sollevando nei clienti dubbi inerenti alla data di inizio, alla necessità o meno di ricevere fattura (aspetti chiariti solo in itinere), alle modalità di rimborso e al funzionamento stesso dell’iniziativa.
- Il Bonus è stato vissuto dai negozianti come imposto dall’alto, senza precedenti interlocuzioni. È mancata una comunicazione dedicata con le istruzioni per l’uso, nonostante i negozi siano il luogo privilegiato in cui l’utente usufruisce del buono e ne scopre il suo funzionamento.
- Il Bonus Mobilità 2020 ha infine perso un’importante occasione di raccolta dati. La scelta del
cliente è stata ridotta a poche voci (monopattini, bici tradizionali o e-bike, telaio tradizionale o
pieghevole). Un questionario più approfondito, con obiettivi analitici ben definiti, avrebbe permesso di tirare le somme in modo più dettagliato e pianificare politiche e obiettivi futuri.
Il caso dell’Emilia Romagna
Il dossier Assobici – Legambiente segnala anche il buon caso della regione Emilia Romagna. Alla fine di maggio 2020 la Regione ha varato una serie di misure di ampliamento al bonus nazionale, più inclusive e puntuali, rivolte all’uso della bicicletta sui percorsi casa-lavoro e più in generale in città. Oltre a comprendere anche i comuni al di sotto dei 50.000 abitanti, con le stesse modalità del nazionale (60% del prezzo di acquisto), le misure hanno previsto incentivi chilometrici rivolti alle aziende, finanziamenti (fino a € 300) per l’acquisto di biciclette pieghevoli agli abbonati ferroviari e riduzioni per l’uso del bike sharing e delle velostazioni. Oltre ai provvedimenti rivolti ai cittadini, l’Emilia Romagna ha inoltre finanziato ai propri comuni (fino a un massimo del 70%) la realizzazione di infrastrutture: corsie preferenziali bus, piste ciclabili, bike lane ad uso promiscuo, rastrelliere portabiciclette e attrezzature per la sosta in genere.
Gli incentivi in Francia
Oltre ad una serie di investimenti in infrastrutture ciclabili emergenziali (le ormai famose coronapistes), nel maggio 2020 lo Stato francese ha attivato un piano che coinvolge direttamente i datori di lavoro del settore privato per incoraggiare l’utilizzo della bicicletta sui percorsi casa-lavoro. Tale incentivo, che rimpiazza il precedente incentivo chilometrico del 2014, propone alle aziende di stanziare fino a € 400 l’anno per ogni singolo lavoratore, da spendere per la mobilità nel tragitto casa-lavoro, incluso l’acquisto di biciclette. Tale investimento sarà poi convertito alle aziende mediante crediti di imposta e contributi sociali. Oltre a questo, sempre nel maggio 2020, è stato stanziato un incentivo per le riparazioni delle biciclette destinato alle famiglie e alla realizzazione di parcheggi temporanei per bici. Facendo richiesta su un portale online si ottiene un supporto di € 50 + IVA per far riparare la propria bicicletta presso un’officina accreditata. Sul medesimo portale ci si può inoltre iscrivere a un corso ore di guida sicura in bici, fino a un massimo di due ore. È inoltre prevista una riduzione delle tasse per quelle aziende che acquistano o prendono in leasing per i propri dipendenti una flotta di biciclette dedicata agli spostamenti quotidiani casa-lavoro. Infine, a partire dal 2017 è stato stanziato e successivamente riconfermato anche per il 2020 un bonus del 20% con un massimale di € 200 per l’acquisto di biciclette elettriche o a pedalata assistita per i cittadini residenti in Francia che nell’anno precedente abbiano dichiarato redditi fino a € 13.489.
Il confronto con l’Inghilterra
Con il Finance Act del 1999 è entrato in vigore nel Regno Unito il Cycle to Work Scheme (CTWS). È un dispositivo di esenzione fiscale che consiste nell’acquisto a prezzi ribassati da parte di un datore di
lavoro di una o più biciclette ed eventuali accessori, che il dipendente sceglie e utilizza quotidianamente sui propri percorsi casa-lavoro grazie a una trattenuta mensile sullo stipendio. Al termine del periodo
prestabilito il dipendente può avvalersi della possibilità di riscatto della bici, a prezzi stabiliti e considerando le rate versate. L’acquisto della bicicletta da parte del datore di lavoro è regolato da una società fornitrice del servizio CTWS riconosciuta dal governo (provider), che stipula e gestisce le convenzioni coi datori e con i commercianti, effettua i calcoli degli importi e delle trattenute e rilascia i voucher d’acquisto. In circa 20 anni sono stati sottoscritti 1,6 milioni di CycleToWorkScheme coinvolgendo 40 mila datori di lavoro. I lavoratori autonomi non possono beneficiare di tale schema, ma possono a loro volta usufruire di particolari condizioni di tassazione specifiche anche per l’acquisto e l’utilizzo di biciclette e relativi accessori. Nel luglio 2020 anche il Regno Unito ha introdotto un bonus per la riparazione delle biciclette private. Facendo richiesta tramite portale online, il cittadino ottiene un voucher di £ 50 IVA inclusa da spendere presso un’officina convenzionata.
E con la Germania
Il Ministero dell’Ambiente tedesco ha avviato per il triennio 2021-2024 un piano di incentivo all’acquisto di bici cargo elettriche rivolto a tutte le attività (commerciali, di servizi e produttive) e alle pubbliche
amministrazioni. Consiste nel rimborso del 25% della spesa, con un massimale rimborsabile di € 2.500 per l’acquisto di una e-cargo bike nuova e con una capacità di carico minima di 120 kg. Tale incentivo rientra nel piano National Climate Initiative (NKI). In Germania è inoltre attivo JobRad, uno schema che permette al lavoratore dipendente di noleggiare a prezzo agevolato una bicicletta (anche a pedalata assistita) pagandola mensilmente con trattenuta dallo stipendio. Come accade nel Regno Unito, il particolare regime di tassazione, soprattutto per ciò che riguarda le bici elettriche, permette al datore di lavoro che sceglie di aderire a JobRad di accedere a uno sconto fino al 40% sul prezzo di acquisto. Alla fine del periodo di leasing il dipendente può scegliere se riscattare a prezzo agevolato la bicicletta.