Quando, nel 1919, l’architetto Walter Gropius fondava a Weimar la scuola Bauhaus, la cittadina medievale a 290 km da Berlino cominciò ad attirare accademici e talenti che, interrogandosi su forma e funzione, influenzarono danza e design, moda e caratteri tipografici, architettura e arte. Nello stesso anno nasceva a Milano, per mano del 28enne Angelo Luigi Colombo, un’azienda specializzata nella fabbricazione di tubi di acciaio per biciclette, moto, e aeroplani, la Columbus. A Weimar, la stagione del Bauhaus durò poco più di 10 anni: nel 1933, venne chiusa dal Nazismo che mal digeriva scuole di pensiero non allineate alla retorica del regime. Così non fu per la Columbus che ha legato il suo nome ai leggendari tubi di acciaio che compongono il telaio delle biciclette, attualmente produttrice anche di forcelle di carbonio.

100 anni di acciaio Columbus e di Bauhaus
Per i 100 anni del Bauhaus e i suoi, l’azienda, adesso nelle mani del figlio Antonio, anche gallerista d’arte, festeggia con un palinsesto di mostre a titolo “Columbus continuum, 100 anni di un’industria metallurgica milanese”. La prima mostra “Flessibili splendori: Columbus e il mobile in tubo metallico”, inaugura alle 18.30 del 25 settembre nella galleria Antonio Colombo Arte, in via Solferino 44, a Milano. Curata da Alessandra Bassi con l’allestimento di Franco Raggi, è dedicata alla produzione dei mobili in tubo metallico avviata nel 1933, anno il cui la Scuola del Bauhaus fu spostata a Dessau (dove ha appena aperto il nuovo Bauhaus Museum: 49.000 pezzi in un blocco di cemento contenuto da una struttura di vetro con superfici specchianti, opera dei catalani Addenda Architects).
Una sedia ispirata alla bicicletta
In quell’anno, in Italia, Columbus aveva acquistato la licenza esclusiva per la produzione dei mobili metallici della svizzera Wohnbedarf. Azienda che vantava collaborazioni con Alvar Aalto, Werner Moser e Marcel Breuer. È storia, mi racconta Antonio Colombo incontrato nella galleria in allestimento, “che la sedia Wassily con i tubolari di acciaio, seduta e spalliera in pelle, di Marcel Breuer, sia ispirata dal design essenziale della bicicletta”. Per il Bauhaus, le arti tutte dovevano rispondere concretamente ai bisogni della società di massa, in nome della funzionalità, della bellezza e del divertimento. Come lo è la bicicletta, strumento di spostamento, di sport e di intrattenimento. Entrambe, arte e bicicletta, “unite” secondo Colombo, da un terreno ideologico comune: l’impulso verso la libertà”.

Il legame tra aeroplani e biciclette di acciaio
“Nel 1919”, continua l’imprenditore gallerista, “le biciclette non erano totalmente dissimili da come sono adesso: avevano già il telaio a diamante, i tubi tondi, il manubrio era più grande e non c’era ancora il cambio”. L’acciaio per i tubi arrivava dalla Svezia: “era purissimo e di qualità superiore. Furono poi i progetti di velivoli commissionati a mio padre dall’Aeronautica a stimolare la ricerca sulla leggerezza dei tubi” che oggi rende lievi le più moderne biciclette di acciaio. Ho scoperto così che la mia Nemo Tig Cinelli da corsa, di acciaio, costruita con tubi dello spessore di 0,4 mm, deve molto al design degli aerei della trasvolata atlantica di Italo Balbo.

L’acciaio si può riciclare
Il 7 novembre fino al 5 dicembre, a cura di Francesca Luzzana e Federico Stanzani, è la volta di “Anima d’acciaio: Columbus e il design delle biciclette” che metterà in evidenza il contributo di Columbus nella produzione dei tubi di acciaio per il ciclismo dei campioni e nella recente rinascita dell’acciaio come materiale che unisce storia, tecnologia, sostenibilità e sapienza artigianale, attrattivo specialmente per i telaisti-maker più giovani. Per ogni tipologia di tubo sarà esposta una bicicletta importante e significativa. Ci saranno anche vecchie scatole di cartone e materiale d’archivio custoditi adesso della fabbrica di Settala. Da notare, in momenti di grande (finalmente!) sensibilità ambientale, l’acciaio, al contrario del carbonio, si può riciclare. “Per la prima volta”, sottolinea ancora Colombo, “il ciclista belga Oliver Naesen ha corso l’ultima tappa del Tour de France 2019 con una Merckx in acciaio”.

La mostra finale sul legame tra arte e bicicletta
La terza mostra, a titolo Dentro il tubo: Columbus e l’innovazione tecnologica nella produzione di tubi speciali, a cura di Paolo Erzegovesi e Alberto Bassi, si svolgerà dal 16 gennaio 2020 al 15 febbraio focalizzandosi sulla storia dell’impresa. La quarta ed ultima, dal 24 settembre al 31 ottobre, titolata Traguardo volante, Columbus e Cinelli tra arte e bicicletta, esporrà i lavori di 10 artisti vicini alla galleria ispirati ai temi di velocità, competizione e due ruote. Un legame, quello tra arte e bicicletta, che ha radici almeno ottocentesche. La bicicletta piaceva ai Futuristi, ha accompagnato le avventure delle neo-avanguardie, dai Situazionisti ai Provos, è diventato oggetto di stile negli anni ’80 quando è stata rivestita di colori ultra pop fino ad assumere il ruolo di icona ribelle delle nuove istanze ambientaliste. In mostra anche opere della collezione privata di Antonio Colombo, il gallerista-imprenditore-ciclista che nella sua storia può anche raccontare di aver fabbricato una Cinelli Supercorsa a Steve Jobs.
